Regia di Robin Aubert vedi scheda film
TFF 35 - AFTER HOURS
Nella foresta canadese, la nebbia cala sulla brughiera che si fa spazio tra boschi di conifere, ed una sedia solitaria emerge tra le erbe, come simbolo di civiltà presente... o in corso si estinzione.
Gli zombies stanno decimando i pochi superstiti, che si difendono in modo autarchico organizzandosi singolarmente o per piccoli gruppi spontanei.
Gli esseri contagiati sono rapidi, furbi, e hanno l'olfatto sviluppato. La loro fame di carne ed organi umani accresce in modo inversamente proporzionale al numero sei superstiti, ormai razza in via si rapida estinzione.
Come è naturale ed inevitabile, seguiamo le drammatiche fasi di sopravvivenza di tre gruppi che finiscono per confluire in un unico sparuto nocciolo duro di sopravvissuti, impegnati in una lotta impari e senza tregua.
Nulla di nuovo all'orizzonte, come è ormai inevitabile, se non spunti paesaggistici superbi che costituiscono la cornice più originale che si sia vista nei più recenti film incentrati sul contagio dei non morti.
Sfondi molto riusciti, situazioni interessanti come le trappole per topi che scattano nel buio del bosco fitto ed impenetrabile, preannunciando che è ormai tempo di fuggire, con un effetto brivido assicurato e di buon effetto.
E totem che si innalzano nelle rade pianure, in cui i non morti accatastati rovine di civiltà e sedie....l'ossessione per le sedie a cui non riusciamo a dare una reale interpretazione, ma che proprio per questo cosi ci affascina.
Certo poi il film scade inevitabilmente in stolti comportamenti delle vittime designate, prudenti e abili a progettare sistemi di protezione anche elaborate, meno furbi quando si tratta più banalmente di sprangate due finestre (è dal 1968 che quel signore di Romero ci ha insegnato che con gli zombies è bene stancarsi in cantina!!) utili solo ad svantaggiate gli sceneggiatori al prosieguo della carneficina, scontata ed inevitabile.
Ammettiamolo: di zombies e non morti non ne possiamo quasi più, e giusto qui al TFF 35 The cured era ben altra cosa, ma questo canadese Les affamés riesce a salvarsi grazie ad una ambientazione e a scorci scenografici imponenti e di grande impatto visivo.
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