Regia di Ian Lagarde vedi scheda film
Dopo Le Gars nel film di Dumont, è il turno di Mike nell'esordio di Lagarde: un uomo con dei poteri sovrannaturali che ri-conduce il divino verso una dimensione umana, che ri-porta il trascendentale ad un livello terreno, affiancandosi, quindi, al discorso dumontiano che prevede un (altro) misticismo laico, manifestato, al di là del bene e del male, da una (a)storica figura misticheggiante (Buddha, Cristo, One Eye), destinata ad immolarsi, a sacrificarsi per il rinnovo della società, per una sorta di rinascita sociale, per far risplendere la luce dopo le tenebre in quest'isola (che non c'è) intesa come luogo-mondo, perché, in fondo, ogni spazio ha (o attende) il proprio monolite nero; destinata a reiterarsi su altri decadenti globi d'argento.
Un film affascinante, ambiguo, scivoloso.
Inafferrabile.
E il Cinema trionfa ancora una volta.
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