Regia di Karel Reisz vedi scheda film
E' un film metalinguistico, quasi un saggio sulla tecnica narrativa, e teoretico, sul rapporto di osmosi e contrappunto tra realtà e finzione o virtualità; interpretato da attori dotati di un fascino speciale; tratto da un testo raffinato e tradotto in una messinscena alla sua altezza. La parte del film nel film è intenzionalmente caricata in senso ironico – per esempio: la toccata e fuga di Bach che irrompe in scena a ritrarre una sorta di feuilleton gotico. Il racconto spinge a chiedersi continuamente quale sia il confine tra verità e falsità, tra realtà e falsificazione destandoci, ogni volta, dal piacere consolatorio dell'immedesmazione. E' reale; è sicero, vero o è solo un inganno, una recita, finzione? E fino alla fine e su vari livelli di realtà. E intanto fornisce una serie di informazioni sull'ambiguità dei comportamenti umani – il numero delle prostitute pro capite della popolazione maschile a Londra. Piacere intellettuale non privo di momenti di calore umano. Il finale mette in chiaro la differenza tra finzione narrativa ed esperienza esistenziale nonché la sua ragione.
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