Regia di Nobuhiro Suwa vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Un anziano attore francese di vasta notorietà, è costretto ad interrompere per alcuni giorni le riprese del suo ultimo film per cause tecniche. Trovandosi nel sud della Francia (il film risulta girato tra La Ciotat e Mouans Sartoux), l'uomo - che è convinto che l'età tra i settanta e gli ottanta, la stessa che egli sta attraversando, sia quella più importante per un uomo, quella in grado di predisporlo al giusto rapporto con la fine, decide di far visita alla villa ababndonata, ma piena di ricordi, ove abitava la sua giovane consorte, morta poco più che ventenne negli ani '70.
Subentrato nella villa, sorvegliata saltuariamente da un anziano custode che stenta a riconoscerlo dopo tutti quegli anni trascorsi lontano, l'uomo si trova più che altro ad affrontare la resistenza di un gruppo di tenaci bambini che, armati di cinepresa e asta per il sonoro, hanno occupato la villa in incognito per poter ambientarvi molte scene del loro film collettivo dedicato ai fantasmi: un vero e proprio film horror, nelle intenzioni dei motivati ragazzi.
All'inizio i rapporti tra lo scorbutico sconosciuto ed i ragazzi sono sono improntati nemmeno ad una reciproca tolleranza: poi tutto si distenderà e la collaborazione tra l'esperto e navigato attore, e l'emntusiasmo acerbo delel giovani creature, saprà creare le basi di un rapporto inteso a migliorare entrambe le parti.
L'attore più puro ed insolito del cinema francese, quello nato, cresciuto ed alelvato da padri putativi del calibro di Truffaut e Godard, è perfetto nella parte del leone che sceglie la via della mediazione, della collaborazione e del dialogo, come forma di maturità per affrontare il periodo dell'annunciato trapasso alla nuova dimensione.
I Cahiers esultano, ed il film, venuto alla luce grazie a capitali quasi interamente francesi, ma che porta la firma di un autore nipponico sensibile ed acuto come Nobuhiro Suwa, da tempo di stanza in territorio d'Oltralpe, utilizza metaforicamente e felicemente la celebre canzone popolare scritta sopra una nota melodia africana della tribù degli Zulu, dal titolo inglese The Lion Sleeps Tonight, per celebrare ed ufficializzare il ricorso alla tolleranza, al dialogo, alla reciproca paziente comprensione, per suffragare la teoria volta a considerare vincente una saggia deposizione delle armi a favore della parola e della trattativa, ottimo stumento per dirimere le controversie apparentemente più implacabili, specie quando organizzata in modo disteso e intelligente.
Quasi superfluo rimarcare la preponderanza, all'interno di questa lodevole operazione, di un attore come Jean-Pierre Léaud, che sa essere per davvero il leone ruggente all'interno di un piccolo film tenero e sospeso tra i fantasmi benevoli di un passato inevitabilmente fatto di ricordi e pagine ingiallite, ma sempre vive, ed un futuro sempre in salita, ma avvalorato dalla sensibilità di una gioventù entusiasta e ben disposta ad affrontare le asperità di un futuro dagli orizzonti lontani, ma forse non irraggiungibili.
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