Regia di Coralie Fargeat vedi scheda film
Un tema banale, riproposto con grinta e con alto senso dello spettacolo. Sorvolando sul pur presente senso civico (in favore delle donne), di Revenge sorprende un senso del ritmo, della tensione e della regia che raramente capita di vedere. Capolavoro, e non tanto per dire.
Richard (Kevin Janssens) si ritrova con due amici, Stan e Dimitri, nel deserto, per l'annuale sfida di caccia. La zona è raggiungibile solo con l'elicottero ma stavolta, ospite nella tenuta di Richard è pure presente la giovane amante Jen (Matilda Lutz). Jen è talmente sensuale che attira le attenzioni di Stan al punto che l'uomo, trovandosi da solo con la ragazza, abusa di lei. Per evitare uno scandalo, Richard non si pone scrupoli e, a sorpresa, spinge Jen in un dirupo.
"Le donne devono sempre scatenare un cazzo di putiferio." (Richard, alla resa dei conti con Jen)
È piacevole, dopo avere visto migliaia di film, scoprire che ancora si può rimanere totalmente sorpresi. Ancora di più se si pensa che questo Revenge ripropone il classico e abusato tema -appunto- del "rape & revenge" che ha in I spit on your grave il suo modello di riferimento. La storia ripropone lo stereotipato aggressore maschile, più o meno supportato dagli amici, compiere deprecapibili azioni ai danni del sesso debole e pertanto -sotto questa accezione- non può certo dirsi originale. Ma quello che rende unico Revenge è lo stile raffinatissimo, sono le ottime interpretazioni e -cosa non secondaria- è una colonna sonora costante, mai invadente, di completo supporto al ritmo frenetico -e talvolta visionario- del girato.
Frutto (pregiato) della fatica di una regista francese femmina, Coralie Fargeat, che debutta preannunciandosi come degna erede della -altrettanto brava- Kathryn Bigelow, riuscendo dove nessun uomo è più in grado: sorprendere per tecnica di ripresa (una via di mezzo tra lo sperimentale del primissimo Sam Raimi e il più irriverente e sarcastico Tarantino) e per la messa in atto di una sceneggiatura brillante e imprevedibile, che non si tira indietro di fronte a scene piuttosto crude, talvolta arricchendole con un pizzico di pepata ironia. Trovate volutamente eccessive e visionarie, tipo gli effetti allucinatori provocati in Jen dalla peyote, calano tra una scena di realistica violenza e un'altra di mirabile tensione (l'inseguimento con il Range Rover sulla strada ripida e su un dirupo). Non mancano, essendo peraltro una donna (in sceneggiatura oltreché dietro la macchina da presa), sottotesti femministi, condivisibili in pieno, anche se i dialoghi -già di per sé rarefatti all'inizio- cedono poi posto all'azione più spericolata, supportata unicamente dalle location desertiche, riprese ad ampio raggio e in campo lungo.
Le intercessioni con insetti vittime delle azioni umane, tipo una formica bombardata dalle gocce di sangue o un ragno affogato nell'urina, sembrano quasi portare il livello narrativo ad un piano superiore, ovvero allegorico (per affinità, viene in mente Inferno di Argento). Questo Revenge vola alto, si colloca tra i migliori film del decennio, essendo in grado di farsi seguire per centodieci minuti apprezzando ogni secondo del girato. Un tempo ben speso, mentre -una volta tanto- si rimane a bocca aperta di fronte a questo raro pezzo di grandissimo cinema. Cinema che capita di vedere una volta ogni dieci anni. Un must to see... senza scuse!
Ost di Robin Coudert
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