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Downrange

Regia di Ryûhei Kitamura vedi scheda film

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La recensione su Downrange

di maghella
6 stelle

 

Sei studenti, un suv e una strada deserta. I ragazzi stanno tornando a casa per le vacanze scolastiche, condividono spese e viaggio, credendo che la loro sia una breve conoscenza dettata dalla necessità del momento. Improvvisamente scoppia una gomma della macchina che sbanda fino a fermarsi sul ciglio della strada. Fa caldo, non passa nessuno, la strada attraversa una vallata priva di abitazioni. I tre maschi della situazione si coordinano per cambiare la ruota, le tre ragazze si riparano all'ombra della macchina.

Quello che sembra un banale incidente, si scopre presto essere una diabolica imboscata da parte di un cecchino nascosto su un albero a pochi metri dall'auto. L'uomo si diverte a giocare a tiro al segno con i ragazzi che cadono giù uno a uno come birilli.

Ryuhei kitamura riesce a bilanciare  molto bene i momenti di tensione con quelli più puramente splatter, inserendo via via situazioni che riescono a non smorzare mai l'attenzione. Piano piano escono fuori i caratteri dei vari personaggi, si intuiscono le loro storie personali che li rendono forti e coraggiosi per affrontare la tragedia che stanno vivendo. Il cecchino invece rimane nascosto e spietato, non vi è nulla che ci venga svelato della sua identità o del motivo per cui stia facendo la carneficina (è la prima? Ne ha fatte altre?), la macchina da presa ci mostra solo gli occhi di ghiaccio, unica parte del corpo  che non riesce  a mimetizzarsi.

La fortunata (o sfortunata) presenza di una macchina dopo diverse ore dal primo morto, permette ai ragazzi supersistiti di inviare un messaggio di aiuto alla polizia. Il cecchino è però pronto a tutto, anche ad uno scontro afuoco con tiratori scelti.

Cosa farà la differenza? La disperazione. L'ultima ragazza riuscirà ad avere la meglio utilizzando proprio la forza della disperazione, ma sottovaluterà l'elemento sorpresa (al quale lo spettatore più attento forse è più preparato). Non dico altro a riguardo, perché il film rimane al di sopra della sufficienza proprio per questi elementi narrativi che mantengono alta l'attenzione. Il film soddisfa chi ama il genere d'azione per via del buon ritmo che riesce a mantenere per tutti i 90 minuti; rimane soddisfatto però anche chi ama l'horror per le ottime scene splatter ed alcuni buoni momenti di alta tensione. Quello in cui pecca e che fa vacillare il film sono i dialoghi troppo banali in alcuni punti, e la sceneggiatura che non riesce a sostenere la struttura creando alcune buchi narrativi.

Quello che mi è piaciuto di più è stato l'aspetto politico che il film si propone di dare soprattutto con la svolta finale. Una chiara denuncia contro il possesso delle armi da fuoco e contro una mentalità militare che negli Stati Uniti troppo spesso sfocia in carneficine assurde. Il fucile è il cecchino senza pietà, senza coscienza ma con il calcio da riempire di tacche.

 

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