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Downrange

Regia di Ryûhei Kitamura vedi scheda film

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La recensione su Downrange

di undying
8 stelle

Uno spietato e disumano cecchino prende di mira sei ragazzi, e chiunque attraversi un tratto di strada isolata. Novanta minuti di pura follia sanguinaria, diretti con polso da un regista giapponese già coinvolto in passato nello splatter, quando ha girato Prossima fermata: l'inferno (2008).

 

locandina

Downrange (2017): locandina

 

Tre ragazzi e tre ragazze, di rientro da una gita, mentre attraversano con un SUV una isolata strada di campagna, escono di strada a causa dell'esplosione di un pneumatico. Mentre uno del gruppo monta la ruota di scorta, nota una pallottola: non ha tempo per capire cosa è successo, perché un proiettile gli attraversa il cranio. È l'inizio di un incubo per gli altri del gruppo, via via decimati da un cecchino folle e spietato, che si diverte a massacrare chiunque sia sulla sua linea di tiro.

 

Alexa Yeames, Rod Hernandez

Downrange (2017): Alexa Yeames, Rod Hernandez

 

Sei adolescenti che non dicono stupidaggini, né fanno sesso. Dieci minuti di preambolo e, in una frazione di secondo, l'Inferno. Gli effetti delle pallottole non sono suggeriti, al contrario la telecamera esplora le ferite e, nell'impressionante incipit, addirittura attraversa -passando per il foro prodotto dal proiettile- il capo frantumato della vittima. Frattaglie esplodono qua e là, estremità -arti, mani- e parti dei (prestanti) fisici abbandonano l'insieme del corpo dei protagonisti finendo per formare un lago di liquidi organici, mentre la natura manifesta la sua selvaggia essenza rappresentata da corvi, mosche, lupi e persino api che si avventano, famelici, per banchettare con i brandelli insanguinati delle vittime.

 

Kelly Connaire

Downrange (2017): Kelly Connaire

 

Neppure chi è di passaggio ha miglior sorte, e se qualcuno sopravvive all'incidente automobilistico prodotto dai colpi del cecchino sull'autista... donna, uomo o bambina che sia, è destinato alle attenzioni del mirino impugnato dal folle killer (questo sì) sanguinario. Jason, Freddy o Michael al confronto di questo pazzoide con la mania del fucile, fanno giusto la figura di educande. La tensione sale alle stelle, destinata ad un prefinale ultrasplatteroso e gore all'inverosimile, con in azione una pattuglia delle forze dell'ordine, suo malgrado impotente di fronte al visore notturno di cui dispone il mimetizzato e svalvolato cecchino.

 

scena

Downrange (2017): scena

 

E se -inevitabilmente- questo incredibile Downrange richiama alla mente sia lo spagnolo El rey de la montaña (2007) che il nostrano At the end of the day, non possiamo fare a meno di notare che sia la macchina da presa scatenata (notevoli alcune sequenze aeree) sia la  padronanza dimostrata dal regista, danno indizio del fatto che in "direzione" vi sia la mano, poco comune, di un talento.

 

 

Infatti andando a vedere il curriculum di Ryuhei Kitamura compare il misconosciuto (ingiustamente) gioiellino Prossima fermata: l'Inferno (2008), horror ispirato al racconto Macelleria mobile di mezzanotte, dai Books of blood di Clive Barker (nella versione italiana, il capitolo Infernalia), scrittore/regista inglese, celebre creatore dell'Universo sado/maso dei "Supplizianti" di Hellraiser (1987).

 

Rod Hernandez

Downrange (2017): Rod Hernandez

 

Ne possiamo così concludere che Downrange è il raro caso di film "realistico" ultragore, cattivissimo, sporco e inadatto al target di riferimento. Di fronte alla mattanza centrale, con corpi smembrati dalle pallottole e dagli incidenti d'auto, lo spettatore sprovveduto potrebbe sentirsi male. Per quanto realistica, la violenza risulta ancor più efferata a causa dell'antitesi data da protagonisti poco più che adolescenti costretti ad una crudezza di fondo che si spinge, sprofonda, implode in un finale -volutamente sarcastico- terribilmente nero e sconsolante, assai difficile da digerire. Il cecchino di Downrange (ironia della sorte: anonimo di viso e senza nome) non lo si dimentica facilmente, perché è il vero boogeyman dei nostri giorni, perché rispecchia un pezzo di realtà agghiacciante e purtroppo da cronaca nera. Altro che il pupazzo Annabelle, ben diverso dalle incredibili presenze spiritiche di Insidious, lontanissimo dagli insignificanti personaggi che affollano la pletora di pseudo horror annacquati degli ultimi anni. Perché, a differenza di tanto cinema (del passato ma pure recente) che spaccia proiettili per confetti, qui al potere devastante (e vigliacco) delle armi viene dato un realistico ritratto. Il risultato finale? Un pugno nello stomaco assestato con determinato cattivo gusto, che ne fa, di certo, un film non per tutti...

 

locandina

Downrange (2017): locandina

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