Regia di André de Toth vedi scheda film
Dopo l'esplosione fordiana del '39 con "Ombre Rosse" si apre la stagione del grande western classico, anche dozzinale, che fino alla fine dei '60 sarà il western per eccellenza. Ma le avvisaglie di un nuovo futuro per il genere di pistoleros e sceriffi arriva già agli inizi dei '60 con le opere di Peckinpah e di Sergio Leone. Nel '51 chiaramente siamo ben lungi da ogni tipo di indizio su una rivoluzione western, e il film di De Toth ne è un classico esempio. Interni puliti, costumi presentabili, duelli veloci e senza emozioni, belle cavalcate, molta simpatia da camera: un film della Disney si potrebbe dire. L'unica nota diversa è il cattivo che uccide in preda all'ossessione per la di lui moglie, particolare questo molto morboso. Ben fotografato e con esterni piacevoli, il film non può di certo competere con altri della stessa epoca, anche perchè gli manca l'attenzione che aveva John Ford per il paesaggio, tale da esemplificare la dialettica tra questo e l'animo dei personaggi, uno degli elementi lingiustici tipici del genere, se non addirittura fondamentale. Rimane il volto di Randolph Scott, un uomo a cavallo per un'intera carriera cinematografica, che lascierà il cinema proprio dopo il crepuscolare western per eccellenza che è "Sfida nell'Alta Sierra" di Sam Peckinpah nel '62: da qui in avanti il western americano comincia a cambiare anche grazie a Randolph Scott.
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