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Il giustiziere della notte

Regia di Eli Roth vedi scheda film

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La recensione su Il giustiziere della notte

di genoano
6 stelle

Nuova versione della madre di tutti i film di vendetta metropolitani, discretamente truculenta ma meno cupa dell'originale, capace nel solco del già visto di tirare fuori qualche apprezzabile trovata dal cilindro, o meglio, dall'armadietto tattico. Voto 6/6 e mezzo.

Il proverbiale giustiziere della notte Kersey, icona del film action iperviolento e iperbrutale, architetto ammazzasette di New York interpretato da Bronson negli Anni 70, ritorna in questo remake del 2018 a Chicago, sotto forma di Bruce Willis e di chirurgo; la professione immaginata in questo remake è un espediente che lo rende più "creativo" e competente nella sua vendetta, che tuttavia non sono sicuro sia del tutto compatibile col giuramento di Ippocrate. Nella sua sceneggiatura Joe Carnahan parte da un triste assunto: la violenza metropolitana negli USA non è affatto diminuita dai tempi dell'originale di Michael Winner; elimina alcune crudezze nel terribile crimine subito dalla famiglia del protagonista; non entra nello specifico nella polemica sulle troppe armi in circolazione in America, ma cerca, per motivi di opportunità, di circumnavigarla; disegna un  Kersey ugualmente freddo e spietato, ma meno solo e disperato rispetto a quello di Bronson; nell'aggiornamento ai tempi che cambiano ritaglia uno spazio per internet, compresi alcuni spassosi tutorials, e per i numerosi talk-show giornalieri sui media di Chicago, ai quali delega i commenti e le impressioni sul giustiziere. Eli Roth fornisce il suo tocco grandguignolesco a svariati scontri, sorprendendo per l'inserimento di una vena rocambolesca  e quasi comica, forse un po' fuori luogo, con la quale stempera ulteriormente la tensione della storia; inoltre dimostra un insospettatabile lirismo nelle panoramiche della "Windy City" coi grattacieli le cui punte svettano al di sopra delle nubi di vapore che s'alzano dal Lago Michigan. Willis, un poco appesantito e stanco, riesce comunque, con molto mestiere, a dar vita a un "suo" Kersey non privo di efficacia, che acquisisce a mano a mano più distacco e disinvoltura allorchè il film uscendo dal dramma entra sempre più nel terreno della pura azione.

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