Regia di Eli Roth vedi scheda film
Il dottor Kersey (Willis) è uno stimato chirurgo che vive a Chicago con la moglie (Morrone) e la figlia adolescente (Shue). Alcuni malviventi fanno a pezzi l'idillio familiare irrompendo nella sua casa proprio nel giorno in cui lui viene chiamato d'urgenza in ospedale. La moglie finisce al creatore, la figlia va in coma. Lui si rivolge alla polizia che, come da protocollo, brancola nel buio e allora - con l'aiuto di qualche tutorial preso da YouTube e un po' di rabbia in corpo - l'uomo si trasforma in un tristo mietitore che gira semincappucciato per le strade della città allo scopo di ripulirla da qualche criminale e di arrivare agli uomini che lo hanno reso vedovo prima del tempo.
Operazione rischiosissima quella di proporre il remake de Il giustiziere della notte di Michael Winner, con Charles Bronson nei panni del protagonista. Un po' perché quelli erano altri tempi e il senso di film dichiaratamente di destra non si scontrava come adesso con il politically correct; ma ancora di più perché con la politica di Trump in materia di armi si rischia soltanto di mettere benzina sul fuoco di una questione già incandescente. Al di là dei contenuti discutibilissimi, dunque, sul piano squisitamente cinematografico Eli Roth, che viene dal cinema horror, non poteva che spingere sul pedale del grand guignol, consegnando ai cattivoni di turno una fine telefonatissima e quanto mai cruenta. Il tentativo di incipriare il film con qualche spruzzata di umorismo e l'aggiornamento ai tempi che corrono (il tam tam sui social, la pervasività dei mezzi elettronici, eccetera) non conferisce all'opera alcuna memorabile peculiarità e le quasi due ore di film - con un prologo stremante - se ne vanno in puro divertimento acefalo.
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