Regia di Valeria Bruni Tedeschi vedi scheda film
VENEZIA 75 - FUORI CONCORSO
Scene di lotta di classe, di cuore e di beghe familiari nella dimora estiva dei ricchi che piangono.
Valeria Bruni Tedeschi continua il suo viaggio irrimediabilmente autobiografico, a tratti sin irritante, ma in fondo clamorosamente sincero.
Al punto di mettere le mani avanti ed ammettendo apertamente (attraverso un giudizio nel film nel film che la protagonista sta preparandosi a girare) che questo è il terzo film con la medesima storia e le medesime situazioni dei due che lo hanno preceduto: Attrici e Un castello in Italia.
Ma questo I villeggianti vince la sfida (e risulta riuscito almeno quanto i due precedenti appena citati) perché in fondo la vita da ricchi frustrati, complessati, irrisolti che la Bruni Tedeschi ci fa credere da anni essere davvero il proprio peculiare circondario intimo e familiare, è per davvero un film degno di essere ripreso e certi crucci, certi capricci, certi vezzi, lamenti, insoddisfazioni sono cinema allo stato puro, che si realizza (apparentemente) senza necessità di una sceneggiatura compiuta.
Ovviamente si tratta di un inganno ed il film è in realtà scritto finemente, argutamente, e la Valeria sa di poter contare su un cast variegato di star italiane e francesi degno del gran maestro Alsin Resnais.
Un finale sospeso nelle nebbie è la conferma dell'acume di una donna di cinema completa, che sa ridersi addosso, scherzare su storie bizzarre e pure drammatiche che l'hanno riguardata e segnata nel profondo, avendo pure la finezza e l'arguzia di sondare la differenzadi classi che abita la villa, e la circostanza che la meschineria, la piccolezza, la codardia, la cupidiagia ed il calcolo subdolo sono appannaggio di ogni categoria e scala gerarchica e sociale.
I ricchi sono sciocchi, inutili e perditempo, ma la manovalanza che li coadiuva e stende loro i tappeti, non brilla neppure lei di luce propria e brillantezza di intenti ed azioni.
Grandi attori in stato di grazia, a partire dalle due Valerie nevrotiche, vulnerabili, ma fortunatamente in grado di prendersi in giro, ridendoci e piangendoci sopra, cantando e allegramente stonando un pezzo cult di Nada Malanima.
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