Regia di Sergio G. Sánchez vedi scheda film
“Odio vivere con un fantasma!”
Wouldn't It Be Nice…
È il 1969, ma sembra un gotico americano anni ’20: mentre Collins gira in orbita attorno alla Luna e Aldrin e Armstrong imparano “for all mankind” a camminare per la seconda volta passeggiando e rimbalzando su quel velo di polvere immota, qui in Maine si combattono gli spettri a suon di Beach Boys.
Uno sparo, un foro nel vetro incrinato di una finestra, un coltello abbandonato, una scatola di latta ripescata, una cicatrice s’un lato della fronte, una ellissi di 6 mesi avanti nel tempo: diciamo che il whodunit non appare, sin da subito, come il punto di forza di “El [Doble] Secreto de MarrowBone”, il film scritto e diretto (è il suo esordio alla regìa, mentre aveva già sceneggiato “the Orphanage” e “the Impossible” di J.A. Bayona - che qui produce esecutivamente - e co-adattato per Jorge Torregrossa il romanzo “la Fine” di David Monteagudo) da Sergio G. Sánchez, ed infatti la (o meglio: una prima) verità si “scopre”, ovvero viene rivelata, attraverso un paio di didascalici (e col senno di poi: volutamente, anche se comunque maldestramente, tali) dialoghi, già a metà dell’opera - che, a sua volta, di conseguenza, per quel che racconta e cela tra le trame del racconto, non è certo un teen-movie o un appartenente al livello successivo, lo young adult -, ma è solo - come detto - il primo dei due plot twist che puntellano la narrazione: e il secondo è certamente più inaspettato e “riuscito” (nel suo intento di spiazzare), ma pure più forzato.
Il cast riunisce quattro attor giovini che erano sulla cresta dell’onda 4 anni fa ed ora la cavalcano in pieno: George MacKay (“22/11/‘63”, “Captain Fantastic”, “1917”), Anya Taylor-Joy (“the VVitch: a New England FolkTale”, “Split”, “Glass”, “Emma.”, “the New Mutants”, “the Queen’s Gambit”, “Last Night in Soho”, “the NorthMan”), Charlie Heaton (“Stranger Things”, “the New Mutants”) e Mia Goth [“Nymph()Maniac”, “the Survivalist”, “A Cure of WellNess”, “Suspiria”, “High Life”, “Emma.”]. Chiudono: Nicola Harrison e Tom Fisher (madre e padre) e Kyle Soller (terzo incomodo). Fotografia: Xavi Giménez. Montaggio: Elena Ruiz. Musiche: Fernando Velázquez. Produzione: LionsGate & MediaSet/TeleCinco. Distribuisce: Universal.
Con tutti i difetti imputabigli [ed un finale che all'apparenza può ricordare - non è uno spoiler, ne parlo dal PdV psicologico ed etico-morale - quello di "BabaDook" (che rimane uno dei più antietici ed amorali - in senso... sì!, negativo - degli ultimi anni), ma in realtà ne rappresenta quasi l'esatt'opposto], rimane un discreto - e a tratti financo buon - prodotto, e soprattutto, pur considerando alcune forzature, ogni svolta prolettica del racconto è coerente rispetto a tutto il costrutto analettico.
[Backstage... da un altro set.]
“Odio vivere con un fantasma!”
* * ¾ (***)
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Dici "discreto, a tratti anche buono" ma poi gli appioppi ***, pure arrotondando per eccesso (coerenza a parte dell'assetto, di generosità?).
Comunque sia, mi ha lasciato freddino, soprattutto per l'utilizzo di Anya Taylor-Joy e Mia Goth, che sono il motivo per cui, a suo tempo, sono andato a stanarlo.
Ok, magari è semplicemente colpa mia, dato che provenivo da visioni piuttosto disturbanti che le vedevano in prima linea. Oppure no?
:)
Se con "appioppi" intendi "Beh, però, ***, dev'essere bello!" (anche perché poi parli di "generoso arrotondamento per eccesso"), no, "discreto" (qualunque siano i diversi criteri utilizzati da FTV, dalla Pubblica Istruzione in Italia, in Europa e nello Mondo Tutto o a "MasterChef England - Più in là del fish&chips non andiamo, scusateci"), per me, non è un "buon" voto.
Galeotto fu un "a tratti financo" (→ finanche → perfino/persino, dalla 3dogs: "...indica che ciò di cui si parla è considerato quasi al limite del possibile...").
Sono degli "a tratti" che non alzano la media.
Quindi, no, non è colpa tua: ha lasciato "freddino" anche me, ma è - e cito: "con tutti i difetti e le forzature imputabigli" - vedibile. Anche considerando il fatto che è un soggetto "originale" (certo, accatastante una marea di modelli preesistenti, eh), e non tratto da un romanzo.
Parlando di cose serie:
- Anya Taylor-Joy: recupera "the Queen's Gambit" (e già che ci sei, in vista di un prossimo lockdown, procurati anche il romanzo, ché merita assai).
- Mia Goth: "High Life" lo hai già in carnet, perciò... prova con "the Survivalist": nulla a che vedere con la profondità del cinema di Denis, ma rimane un... discreto/buon film.. E questa volta il "buon" supera il "discreto" ;-)
Già da una decina di giorni, al netto degli impegni lavorativi, sono praticamente chiuso in casa (qui nella mia zona, dopo l'ecatombe avvenuta tra marzo e aprile, non c'è voglia di rischiare), con i listoni di serie tv (troppe, ma "La regina degli scacchi" c'era già prima che uscisse e ha guadagnato posizioni dopo la tua recensione) e libri (annoto il tuo consiglio ma qui sono messo clamorosamente male) già belli che pronti, definiti e rifiniti.
Invece, effettivamente "The survivalist" non rientrava nel mio radar ma vedo di metterci una pezza alla veloce.
:)
Qui, al confine tra "malàno-non-si-ferma" e "varese-non-siamo-i-figli-della-serva-pure-noi-vogliamo-crepare-alla-grande", la prima ondata ci ha "risparmiato", questa la vedo un po' più dura...
Purtroppo, i dati di quelle zone sono davvero fuori scala (leggevo stamattina nel bollettino dell'Ats locale che al Civile di Brescia circa la metà dei ricoverati provengono da Milano e provincia), in proporzione come lo erano da noi nella prima ondata.
Spero per voi che si risolva con danni minori, anche se mi pare si possa già dire che è stato perso troppo tempo dai Ponzio Pilato scaricabarile che comandano in regione (e nel comune di Milano) .
:(
Cherchez l'argent o cherchez le fou, non so cosa sia meglio/peggio.
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