Regia di Steven Knight vedi scheda film
Un ex militare (McConaughey) si rifugia nell’isola di Plymouth, con una barca ed un chiodo in testa: catturare un enorme tonno che bazzica quelle acque. Un giorno la sua ex moglie (Anne Hataway) si presenta al suo cospetto con una richiesta: far fuori il suo attuale marito, uomo violento e pericoloso che attenta alla vita di lei e non solo.
Serenity. L’isola delle menate.
Deludente prova dello sceneggiatore che fece gridare al quasi miracolo con Locke (opera minimale e tesissima girata con un attore, un auto ed un telefono) Steve Knight, che in altro contesto, fra mare cristallino e sabbia bianca, tonni da cacciare e natiche al vento del protagonista perde la misura del racconto , che si arrovella su se stesso e finisce per implodere senza pietà in un nulla di fatto. Con alcuni espedienti il regista prova a confondere lo spettatore, disseminando indizi che lasciano presagire una doppia chiave di lettura del racconto, sospeso a metà fra reality e virtuality. Confortante lo spunto, non tanto all’altezza la messa in scena
McConaughey avvezzo a questo genere di ruoli , tra una trombatina e l’altra ? sembra crederci veramente, mentre mi domando quante attrici nei teatri di periferia abbiamo più talento della per me anonima Hataway. Evviva la Lane!!
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