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Serenity - L'isola dell'inganno

Regia di Steven Knight vedi scheda film

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La recensione su Serenity - L'isola dell'inganno

di Furetto60
5 stelle

Molto ambizioso, cervellotico e complesso. Decisamente deludente

Baker Dill, un ex militare dal passato misterioso, che da tempo vive a Plymouth Island, una tranquilla isola a largo della Florida, è sempre in bolletta, per sbarcare il lunario, porta a pescare dei ricchi turisti in mare aperto, sulla sua barca “Serenity”, insieme al suo aiutante Duke, sviluppando un’ossessione morbosa per un tonno gigante, che lui battezza “Justice” “Giustizia” che prima abbocca, ma poi puntualmente gli sfugge. Trascorre il suo tempo libero a tracannare Rum e concedendosi piacevoli congressi carnali, con una matura e affascinante signora del luogo, che lo foraggia generosamente. Un giorno si presenta la sua ex moglie, Karen alias Anne Hathaway, che gli chiede di eliminare il nuovo marito, un uomo tanto ricco, quanto volgare, arrogante e violento, che non fa altro che angariare lei e suo figlio David, avuto da lui, un bambino la cui vita si svolge prevalentemente davanti allo schermo di un pc, alle prese con videogiochi. Il piano sarebbe di condurlo in alto mare con la scusa della pesca e poi farlo cadere in acqua e lasciarlo in balia degli squali, facendolo sembrare un involontario incidente, in cambio di dieci milioni di dollari. Le cose vanno più o meno come previsto, tranne qualche inevitabile inconveniente in corso d’opera, ma l’uomo comunque viene ucciso, ma da chi? A questo punto la storia sbanda, forse Baker è già morto molto tempo fa, e magari vive solo in una dimensione parallela, in un limbo, in un videogioco inventato dal figlio per scappare da una realtà familiare buia e violenta. Il copione che all’inizio sembrerebbe non proporre nulla di nuovo, con cliché tipici sia del genere noir che di quello marinaresco, con palesi richiami ad Hemingway, e un estetica che ricorda le atmosfere patinate dei thriller sexy anni '80, a un certo punto si apre ad un “coupe de theatre” inaspettato e al contempo anche criptico. Steven Knight, si gioca la carta dell’originalità, mettendo in campo una sceneggiatura concepita per depistare lo spettatore, che viene guidato lungo inattesi e sorprendenti territori narrativi. Opera decisamente ambiziosa e cervellotica, punta molto in alto, soprattutto tenta una difficile mescolanza di generi e stili, tra varie metafore, prova a portare il linguaggio narrativo su piani diversi. E’ un film singolare, un'opera che si conferma provocatoria e bislacca, ma anche sgangherata, che propone una storia apparentemente intricata e complessa, ma che in realtà vive solo in funzione di questo unico  colpo di scena. Prova fiacca anche degli attori.

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