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Serenity - L'isola dell'inganno

Regia di Steven Knight vedi scheda film

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La recensione su Serenity - L'isola dell'inganno

di alan smithee
6 stelle

Baker Dill si è ritrovato in qualche modo (che a dire il vero nemmeno ricorda più nei dettagli.... e scoprirà sulla sua pelle che esiste un inquietante motivo in tutto ciò), a trascorrere la propria esistenza in un paradiso tropicale chiamato Plymouth, a gestire svogliatamente una barca che accompagna i turisti a pesca di tonni, e con l'unico vero motivo per vivere di riuscire ad acchiappare un enorme tonno che riesce ogni volta a sottrarsi alla sua presa di pescatore abile e inarrendevole.

Il giorno che sull'isola gli riappare la bella ex moglie, da cui ebbe un figlio ancora bambino, affidato alla custodia unicamente materna, e questa gli rivela di convivere con un ufficiale dell'arma che tuttavia si dimostra violento e perverso nei suoi confronti, Baker si ritrova poco dopo al centro di un diabolico complotto al cui centro dei piani, si sta complottando dell'uccisione del nuovo sadico marito della sua ex, in cambio di una lauta somma di denaro.

La cosa strana ed inquietante che si aggiunge a rendere ancora più tesa la situazione, è la presenza di un inquietante agente di commercio intenzionato a far provare al nostro pescatore un nuovo potente eco-scandaglio, che si dimostra poco per volta al corrente di particolari segreti ed insondabili di cui nessuno potrebbe presumere l'esistenza. A ciò si aggiunga anche l'atteggiamento un po' meccanico e incoerente di alcuni abitanti del posto, che paiono comportarsi come automi, quasi ad obbedire alle dinamiche imposte da una entità superiore che pare governare quel microcosmo paradisiaco dai risvolti sempre più inquietanti.

Il ritorno in regia dell'abile cineasta dei pregevoli ed adrenalinici Locke e Redemption, Steven Knight, avviene con un thriller fosco e misterioso che pare poggiarsi con rispetto su capisaldi noir con l'uomo che diviene assassino suo malgrado a causa di una femme fatale che lo domina e governa, capolavori che hanno fatto la storia del cinema come Fiamma del peccato e Brivido caldo. Salvo poi discostarsi dal cliché del protagonista vittima delle macchinazioni della donna diabolica, ma parimenti vittima di una ancor più complessa ed avveniristica situazione che non è lecito né tantomeno corretto rivelare in questa sede.

Certo la soluzione del mistero è dura da accettare anche solo a livello concettuale, ma il thriller, furbo e costruito per stupire, non si può dire che lasci completamente indifferenti, anche grazie ad un cast eccezionale che vede impegnati un nuovamente atletico e muscoloso Matthew McConaughey, statuario come ai tempi in cui pareva negato per la recitazione, qui coinvolto in diverse scene in tenuta adamitica che confermano una invidiabile e ritrovata forma fisica eccezionale.

lo attorniano una femme fatale bionda coerentemente inverosimile efficacemente resa da una conturbante Anne Hathaway, la sempre bellissima ed indifferente al tempo che passa Diane Lane, purtroppo relegata in un ruolo troppo di contorno, il cattivo-vittima esemplare reso alla perfezione dal corpulento Jason Clarke, ed il sempre consono Djimon Hounsou.

Un noir sopra le righe (ma anche Jade di Friedkin lo era, pur restando un thriller incalzante bellissimo, ben superiore a questo film) che va guardato senza pretendere troppe risposte certe, né tantomeno verosimiglianza.

 

 

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