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L'imperatore del Nord

Regia di Robert Aldrich vedi scheda film

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La recensione su L'imperatore del Nord

di vermeverde
8 stelle

Questo film, ispirato da un racconto di Jack London, è ambientato negli anni Trenta del secolo scorso, durante la grande depressione seguita alla crisi finanziaria del 1929. La storia si svolge nell’Oregon ed è incentrata sugli “hobos”, vagabondi ridotti in miseria dalla crisi costretti a vivere di espedienti spostandosi clandestinamente su treni merci cercando di eludere la sorveglianza dei ferrovieri.

I protagonisti sono “Number One” (Lee Marvin), il più abile dei clandestini che riesce sempre ad eludere la sorveglianza, astuto e determinato, ma con un fondo di umanità; Shack (Ernest Borgnine), il più spietato dei capotreni, il cui estremo accanimento nel combattere i clandestini eccede di molto il puro dovere ed è connotato da un’estrema autoaffermazione; Cigaret (Keith Carradine), giovane vagabondo opportunista, viscido e sbruffone, che si unisce a Number One per carpirne i metodi ed emularlo, usurpando anche i suoi meriti.

I personaggi sopra le righe, tipici di Aldrich, nei loro eccessi sono emblematici della crisi che ha espulso i perdenti dalla società civile capitalistica, al di fuori delle sue regole e delle sue leggi, dove conta solo la sopravvivenza da ottenersi con ogni mezzo a prescindere dalla sue liceità: non a caso i vagabondi non hanno più un nome ma un solo un soprannome usato per riconoscersi fra di loro. I diseredati anziché trovare aiuto vengono emarginati e combattuti dalla borghesia dominante a cui cercano di ribellarsi senza pietà: questa contrapposizione fra dominanti ed emarginati è bene espressa dalla epica sfida fra Number One e Shack, nella quale Cigaret cerca di inserirsi senza successo, combattuta dapprima con astuzia, poi con ferocia con tutte le armi disponibili, e che rappresenta la parte più tesa ed emozionante del filmHo particolarmente apprezzato l’interpretazione dei tre protagonisti, in particolare quella di Borgnine, e il film si avvale anche di un’ottima fotografia oltre che della direzione sobria di Aldrich che mantiene tesa la tensione senza momenti di stanca per tutta le pellicola.

In conclusione lo ritengo un ottimo film di cui consiglio senz’altro la visione.

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