Regia di Christopher Ray vedi scheda film
Un soggetto impossibile, messo in atto con indifendibili effetti speciali e grossolani errori. Eppure, grazie anche alla scanzonata regia, ai giovani assai bellocci e al sostenuto ritmo questo Two headed shark attack scorre velocissimo, riuscendo a divertire!
La Sea King -nave guidata dal professor Babish (Charlie O'Connell) e dalla moglie Anne (Carmen Electra)- è in piena navigazione, con il suo carico di studenti ospiti del programma "Semester at Sea", sorta di corso universitario galleggiante. Purtroppo, a causa di un urto con uno squalo, la nave subisce un danno che sembra poter essere risolto facendo momentanea sosta in un atollo. La situazione però precipita: un enorme pescecane a due teste (tale per aberrazione genetica o perché frutto di qualche segreta sperimentazione) danneggia l'apparato radio e prende di mira alcuni ragazzi, durante la fase di trasferimento su "terraferma" con scialuppe. Oltre all'enorme predatore, e all'impossibilità di lanciare un allarme, improvvise scosse telluriche annunciano che l'atollo, oltreché la nave, sta per sprofondare...
Produzione Asylum destinata direttamente al mercato home video e alla pay tv. Di nuovo il soggetto è quello -abusato da parte della casa- su uno squalo fuori dal comune anche se, per i seguiti, questa definizione suona come un eufemismo: gli squali della serie arriveranno infatti a possedere tre, quattro, cinque, infine sei-diconsi-sei capoccione. Di nuovo, anche per questo Two headed shark attack, l'abuso di CGI (meno mediocre che altrove anche se assai spartano) prevale sui terrificanti effetti artigianali fatti a mano -utilizzati in scene velocissime per le sequenze in dettaglio, ovvero con le vittime in bocca al pesciolone- dove vengono utilizzate teste di squalo fatte con gommapiuma (e denti pieghevoli di cartapesta).
E ancora una volta in regia sta il figlio di Olen Ray, ovvero Christopher. Ma, pur nel suo assurdo concetto, questo film fila veloce e si lascia seguire tutto d'un fiato. I quasi novanta minuti volano. Probabilmente proprio a causa della semplicità della sceneggiatura e dei divertenti errori di messa in scena, cose spassose tipo lo squalo che colpisce in immersione a meno di trenta centimetri (un paio di vittime hanno l'acqua sotto al ginocchio quando vengono addentate) o uno dei ragazzi che a trecento metri di distanza vede una mano galleggiare nell'Oceano (altro che occhio di falco!).
E poi, diciamocelo per intero, in questo specifico titolo vi è un surplus che è rappresentato dal folto gruppo di figaccione/figaccioni: bei seni, labbra che parlano anche se chiuse, notevoli culetti, sostanziosi bicipiti e possenti tricipiti. Il tutto, ovvero l'eros, rigorosamente suggerito, con nudo castigato che quasi contrasta con certe sequenze insistenti e insistite sulle curve e le terga delle fanciulle. Tra le quali -cosa non di poco conto- fa la sua brava comparsa anche Carmen Electra che, pure lasciandosi rubare la scena dalla più energica e predominante Brooke Hogan, per gli occhi è sempre un belvedere, soprattutto quando se ne sta in bikini, benedetta dai raggi solari. La discreta regia, spesso volante, con droni sparati dall'alto dei cieli e precipitati a pelo dell'acqua fa il paio con una ritmata colonna sonora e contribuisce a rendere questo impossibile titolo qualcosa di assolutamente strampalato. Bruttissimo, questo è sicuro, ma stranamente anche molto divertente.
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