Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Di famiglia ricca, un bambino vive solitario, rinchiuso in un palazzo, con un padre assente e una madre mentalmente lontana; vittima in passato di un rapimento, il piccolo non riesce a superare i traumi subiti.
Dieci registi italiani, dieci racconti italiani: il titolo della serie - prodotta dalla Rai - spiega già tutto quanto occorre sapere; I velieri fa parte di un progetto di dieci pellicole realizzate da altrettanti registi nostrani che illustrano gli scritti di più o meno celebri firme dello Stivale. A Gianni Amelio è spettato il compito di mettere in scena un testo di Anna Banti, con una sceneggiatura che lo stesso regista ha firmato con la collaborazione di Mimmo Rafele. Un racconto fatto di atmosfere più che di dialoghi, di nevrosi più che di psicologie a tutto tondo, nel quale si avvicendano pochi personaggi caratterizzati il minimo indispensabile, con il chiaro intento di raffigurare il trauma insuperabile di una famiglia a pezzi nella quale l'unica presenza parzialmente rassicurante è quella della governante. I velieri, ossessione del piccolo protagonista, rappresentano così la tensione irrealizzabile verso una libertà ormai compromessa, il sogno e al contempo la necessità di navigare in mare aperto che sono la massima aspirazione del bambino recluso per scelta fra le mura di casa. Francamente un film dalla difficile digeribilità, nonostante la durata limitata a un'ora soltanto; nel cast nessun volto particolarmente significativo, così come nessun nome di rilievo (Raphael Mendez de Azevedo, Monique Lejeune, Josè Quaglio, Eva Pilz). Pur avendo esordito al cinema solamente l'anno precedente con Colpire al cuore (1982), Amelio aveva ormai acquisito buonissime competenze in circa tre lustri di esperienza per il piccolo schermo. Fra gli altri registi chiamati a partecipare alla serie, Lizzani, Comencini, Magni, Vancini e Maselli. 3,5/10.
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