Regia di Aleksej German jr. vedi scheda film
Poetica e triste ricostruzione di 6 giorni del grande scrittore e poeta russo, Sergei Dovlatov che visse nel 1971 a Leningrado e morì troppo giovane affinché il suo talento venisse riconosciuto in vita. Un film con grande poesia e forza espressiva, dialoghi enormi, costellati di genialità tra giganti come Lev Tolstoi, Fëdor Dostoevskij e l'amico Jo
Poetica e triste ricostruzione di 6 giorni del grande scrittore e poeta russo, Sergei Dovlatov, nato a Ufa nel 1941 e morto a New York nel 1990, che visse nel 1971 a Leningrado e morì troppo giovane affinché il suo talento venisse riconosciuto in vita. Un film con grande poesia e forza espressiva, dialoghi enormi, costellati di genialità tra Lev Tolstoj e Fëdor Dostoevskij, Joseph Brodsky e tutti i mostri sacri russi di poesia, letteratura, arte. Uno dei più intensi del film festival che, con lo spunto del passato, fa riflettere anche sulla Russia odierna e sul significato di libertà espressiva, creatività e copyright.
German Jr. è da sempre un regista particolarmente critico nei confronti della politica del suo Paese natale. Anche qui non perde colpo per approfondire il tema dell'importanza della cultura e di come gli artisti liberi non esistano e quelli non omologati al sistema vengano boicottati da poteri superiori. Verità incontrovertibile pure oggi. Ahimè non solo in Russia!
Grazie alla direzione della fotografia di Lukasz Zal, emerge anche poesia visiva pura, supportata da immagini non nitide, nebbiose e sospese, come le vite di questi geniali scrittori e artisti, poeti dell’invisibile, da Malevic, a Rothko o Kandinsky, che narrano una Russia paludosa e immobile come le stesse cartoline che dipinge il film.
Ad esempio Sergei Dovlatov si guadagnò da vivere come scrittore e giornalista. Il 1971 è un anno cruciale della sua vita: l'anno successivo deciderà infatti di lasciare la patria e di trasferirsi a Tallinn. Dopo il trasferimento, Dovlatov continuerà a scrivere in maniera prolifica, ma le sue storie saranno costantemente respinte da tutte le riviste e i giornali sovietici.
Insieme all'amico e poeta Joseph Brodsky, Dovlatov combatte per preservare il proprio talento e la propria integrità mentre vede i suoi amici artisti soccombere al peso della macchina di stato, fuggendo in America e perdendo tutto ciò che hanno.
Dice il regista: “Per me era fondamentale mostrare ciò che accadeva fuori e dentro le loro vite, mostrare come artisti di talento come loro a causa del clima politico non potevano fare ciò che volevano e cercavano di rimanere fedeli a loro stessi”.
Così come dovrebbe essere anche oggi: libertà di espressione.
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