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Dovlatov - I libri invisibili

Regia di Aleksej German jr. vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dovlatov - I libri invisibili

di obyone
8 stelle

 

Danila Kozlovsky, Milan Maric

Dovlatov - I libri invisibili (2018): Danila Kozlovsky, Milan Maric

 

La caduta dell'Unione Sovietica ha portato alla luce, nel corso degli anni, storie e persone che il regime comunista si era affannosamente prodigato a seppellire. Sergej Donatovic Dovlatov sarebbe più brutale e utilizzerebbe il più consono "cancellare" perché una scatola di ricordi sepolta in giardino od una salma inumata in una fossa comune hanno il vizio di ricomparire quando i tempi sono maturi. Gli artisti come Dovlatov e le loro opere, invece, erano condannati alla cancellazione che, per definizione, non lascia traccia di alcun passaggio. Chi, come lui e il poeta Josef Aleksandrovic Brodskij, anelava il riconoscimento del proprio talento doveva conformarsi alla censura comunista o fuggire in Occidente. Erano vietati molti argomenti sensibili, messo al bando ogni atteggiamento pessimistico e critico verso il sistema sociale, nemmeno contemplata la possibilità di critica politica. Pittori, scrittori, poeti e musicisti vivevano in un limbo di attesa in cui erano destinati a marcire senza l'orgoglio di una pubblicazione. 

In "Dovlatov - I libri invisibili" Aleksej Alekseevic German filma un cenacolo artistico di Leningrado in quel 1971 in cui il padre regista, Alexej Jur'evic German, completava il suo "Proverka na dorogakh" (Trial of the Road). Il film di German padre, per la cronaca, venne messo al bando per quindici anni e sopravvisse, miracolosamente, alla "cancellazione" totale, quella che gli artisti vicini a Dovlatov non riuscirono quasi mai ad evitare. Il figlio, pensando al genitore, accusato dal regime di "iperrealismo", racconta una generazione beat accomunata dall'indipendenza creativa in una Leningrado fumosa e fredda che aveva perso le flebili speranze sopravvissute alla primavera praghese. Nel '71, anzi, svanito quel prematuro fermento politico e quell'idea di glasnost di fine anni '60, il controllo del regime sulle libertà personali era aumentato vistosamente facendosi più accorto ed efficiente.

German jr. segue con discrezione i pellegrinaggi di Dovlatov tra case editrici, redazioni di giornali e locali frequentati dagli amici artisti che, come lui, non riuscivano ad ottenere il permesso per pubblicare i propri articoli ed i propri romanzi.

Il ritratto dell'epoca è dolcemente malinconico e talvolta piuttosto ironico. Pur nella drammaticità di una condizione avvilente gli artisti di Leningrado vengono rappresentati come i custodi di una cultura sommersa che resiste in un microcosmo di idee e pensieri condivisi e dibattuti. Ciò avviene nonostante il popolo sovietico sia indottrinato da un revisionismo letterario che muta i padri della letteratura russa (Pushkin, Gogol, Tolstoj, Dostoevskij) in profeti del bolscevismo come avviene nel film che si sta girando a Leningrado e che offre, a Dovlatov, l'appiglio per una satira cialtronesca di tale reinterpretazione e, a German. jr, un ulteriore pretesto per polemizzare con l'industria cinematografica di regime che aveva bandito il padre. La rilettura in chiave ideologica del passato non è una prerogativa del comunismo sovietico, basti pensare all'interpretazione in chiave cristiana dei classici greci e romani avvenuta nel Medioevo o all'identificazione del nazismo con taluni artisti tedeschi come Wagner. Ma per un regista russo contemporaneo disquisire su una tale forzatura interpretativa è l'occasione propizia per ribadire l'estraneità dell'arte alle ideologie successive che si impossessano dei frutti dell'intelletto per fini poco meritevoli.

 

Milan Maric

Dovlatov - I libri invisibili (2018): Milan Maric

 

Dal punto di vista artistico German jr. rivendica il diritto dell'artista ad interpretare il presente secondo le proprie inclinazioni e la propria visione del mondo. Lo stesso German jr. si avvale del cinema per gettare il seme critico sul terreno concimato dalla propaganda di un regime (contemporaneo) che sopprime la libertà di stampa, chiude riviste e quotidiani non allineati ed elimina giornalisti scomodi e seducenti agli occhi del popolo.

Se la storia tratta dalla vita dello scrittore e giornalista Sergej Dovlatov tocca il tema dell'arte piegata del comunismo sovietico anche il film reinterpreta ironicamente l'Urss dei primi anni Settanta per ritrarre la Russia odierna per certi versi così lontana e per altri così simile al paese di allora. Forse ad accomunare generazioni così lontane è l'ignoranza, quella indotta dalle ideologie o quella indotta dal danaro. Ignoranza che confonde la falsità con la verità. Franz Kafka, tra le mani di Dovlatov, rivive in un (falso) rispettabile giornalista burlone mentre Natasha Rostova (l'eroina di carta di Guerra e Pace) diventa una (vera) 

 sprovveduta attricetta che non sa cogliere l'ironia di una visione alternativa dalla verità. Kazimir Severinovic Malevic e Vasilij Vasil'evic Kandinskij, infine, abbandonano i pennelli per le pistole e ricoprono il ruolo di ispettori della polizia in una ironica discussione tra Dovlatov ed un contrabbandiere di libri occidentali che in fondo non fa altro che scambiare carta con carta.

Segnalo il premio per il contributo artistico assegnato alla Berlinale 2018 (il film da noi è uscito solo nel 2021) con il quale si è giustamente premiata la capacità di ricreare l'atmosfera contenuta nelle fotografie ingiallite di quegli anni. I costumi e le scenografie restituiscono un pezzo di Urss semisconosciuto in cui si propagano gli echi di quel mondo occidentale che il regime tentava, ostinatamente, di squalificare. German jr., per concludere, maneggia con distacco filmando dialoghi fuori campo, interlocutori nascosti da altri, protagonisti di spalle che discutono di tutto e di niente. Le idee hanno bisogno di spazio e discrezione. Aleksej Alekseevic German garantisce entrambe e i suoi personaggi ne gioiscono come il più bello dei regali.

Da riscoprire specie di questi tempi in cui si vorrebbe cancellare, senza distinzioni, la cultura russo. Cinema in primis.

 

Cineforum Leoniceno - Cinema Eliseo - Lonigo (VI)

 

Milan Maric

Dovlatov - I libri invisibili (2018): Milan Maric

 

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