Trama
Il poeta russo Sergei Dovlatov vive nel 1971 a Leningrado, dove si guadagna da vivere come scrittore e giornalista. Il 1971 è un anno cruciale della sua vita: l'anno successivo deciderà infatti di lasciare la patria e di trasferirsi a Tallinn. Dopo il trasferimento, Dovlatov continuerà a scrivere in maniera prolifica ma le sue storie saranno costantemente respinte da tutte le riviste e i giornali sovietici.
Approfondimento
DOVLATOV: SCRITTORE E SIMBOLO DI RESISTENZA
Diretto da Alexey German Jr. e sceneggiato dallo stesso con Yulia Tupikina, Dovlatov racconta sei giorni della vita del brillante e ironico scrittore Sergei Dovlatov, capace di vedere ben oltre i rigidi limiti della Russia sovietica degli anni Settanta. Insieme all'amico e poeta Joseph Brodsky, Dovlatov combatte per preservare il proprio talento e la propria integrità mentre vede i suoi amici artisti soccombere al peso della macchina di stato, fuggendo in America e perdendo tutto ciò che hanno.
Con la direzione della fotografia di Lukasz Zal e le scenografie e i costumi di Elena Okopnaya, Dovlatov viene così descritto dal regista in occasione dell partecipazione del film al Festival di Berlino 2018: "Ho cominciato a leggere le opere di Dovlatov molto tardi nella mia vita. Avevo 26 o 27 anni quando mi sono immerso nell'autore e ho cominciato a maturare l'idea di realizzare un film su di lui. Per 15 anni ho continuato a chiedermi come avrei potuto realizzare un'opera su colui che è diventato uno dei simboli russi degli ultimi 25 anni del XX secolo. Dovlatov è una superstar della letteratura russa e in molti lo ricordano come un grande uomo dotato di incredibile talento: è un vero peccato che non nascano più uomini come lui! Ho capito poi che dovevo concentrarmi solo su un certo periodo della sua vita.
Il mio film mostra la scena, ricca e vivace, della Leningrado dei primi anni Settanta. Né Brodsky è ancora partito per l'America né Dovlatov per l'Estonia. Ci sono ancora persistenti echi di libertà del periodo precedente, noto come il "disgelo". Sono ancora giovani, hanno trent'anni e pullulano di energia. Anche se li vediamo per la prima volta esausti e con la barba lunga, sono ancora pieni di speranza. Per me era fondamentale mostrare ciò che accadeva fuori e dentro le loro vite, mostrare come artisti di talento come loro a causa del clima politico non potevano fare ciò che volevano e cercavano di rimanere fedeli a loro stessi. Non volevo idealizzarne la figura o scavare nel torbido. Mi interessava semmai sottolineare come Dovlatov fosse in vita e come, da essere razionale, prendesse decisioni che non lo rendessero un manichino: il mio film è intriso della prosa e delle parole di Dovlatov. Ho cercato allora di raccontare un periodo conciso dell'esistenza dello scrittore, quello in cui si sono susseguiti il suo matrimonio e i suoi tentativi di trovare pubblicazione. Per tale ragione, ho voluto incontrare le sue figlie, Elena ed Ekaterina, diverse volte e, sostenendomi, mi hanno rivelato diversi aneddoti privati che solo loro potevano conoscere. Ho parlato anche con alcuni amici di Dovlatov per capire l'essenza della sua personalità e il modo in cui si comportava".
Il cast
A dirigere Dovlatov è Aleksey German Jr., uno dei più acclamati e riconosciuti registi russi del Terzo Millennio. Nato nel 1976, German Jr. ha vinto nel 2003 con la sua opera prima, L'ultimo treno, una menzione speciale al Festival di Venezia (a cui sono seguiti altri riconoscimenti ai festival di Rotterdam e… Vedi tutto
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- Orso d'argento per il miglior contributo artistico al Festival di Berlino 2018
Commenti (2) vedi tutti
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commento di carloz5Poetica e triste ricostruzione di 6 giorni del grande scrittore e poeta russo, Sergei Dovlatov che visse nel 1971 a Leningrado e morì troppo giovane affinché il suo talento venisse riconosciuto in vita. Un film con grande poesia e forza espressiva, dialoghi enormi, costellati di genialità tra giganti come Lev Tolstoi, Fëdor Dostoevskij e l'amico Jo
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