Regia di William Friedkin vedi scheda film
Dimenticare L’Esorcista (quello del 1973, naturalmente).
Questa è la foto William Friedkin ai tempi d’oro della collaborazione, possiamo dire simbiotica, con William Blatty per L’esorcista, 1973, candidato a 10 premi Oscar e vincitore di due statuette (sceneggiatura non originale e sonoro), dieci milioni di copie vendute il romanzo, cinema e letteratura in gran festa ancora oggi, nulla che si possa definire datato a 45 anni di distanza, due classici che come tutti i classici, c’insegna Calvino, “si scrollano sempre la polvere di dosso” .
Dopo l’ultima fatica cinematografica presentata a Venezia74 da Friedkin, un documentario dal titolo The Devil and Father Amorth, bisogna dimenticare quel film, o meglio, lasciarlo riposare nella nicchia dei film del cuore, insieme al ricordo di quel libro riletto proprio nell’anno della morte del suo autore.
Blatty è morto, infatti, il 12 gennaio di quest’anno, una lunga vita, dal 1928, e tante cose fatte, ma L’esorcista è quella che ha lasciato il segno.
Di Friedkin conosciamo bene la lunga carriera cinematografica e la serie interminabile di riconoscimenti. Oggi splendido ultra ottantenne, ancora nel 2011 faceva faville con Killer Joe.
E allora la domanda è: PERCHE’?
Perché arrivare quest’anno a Venezia con un gran titolone, The Devil and Father Amorth e mettere in scena padre Amorth, famoso esorcista morto nell’agosto 2016, che in una gloriosa carriera ha collezionato oltre 50.000 esorcismi?
“Perché per la prima volta, risponde il regista, ho avuto il privilegio di assistere ad un autentico esorcismo e riprenderlo con la mia piccola cinepresa che era l’unico strumento concesso da Madre Chiesa”.
Bene, sarà pur vero, ma resta la domanda di prima.
A questo punto interessa poco la risposta, guardiamo il film.
Location: Italia, Roma e dintorni, il cupolone che campeggia spesso e fa pendant col Colosseo, la Scala Santa e San Giovanni in Laterano che balzano in primo piano come sedi conclamate di pratiche devote per esorcizzare il male sempre tra noi, e infine Alatri, una tranquilla cittadina ciociara a sud di Roma, nota per le magnifiche mura ciclopiche, che entra in campo con una delle sue famose chiese in una scena indiavolata, è il caso di dirlo, perché lì Lucifero in persona si scatena e fa il diavolo a quattro minacciando di morte Friedkin e il suo cineoperatore.
Costretti a battere in ritirata in gran fretta, dalla chiesa e da Alatri stessa, bella cittadina che meriterebbe ben altra pubblicità, il commento del regista è: “ Non avevo mai ricevuto prima d’ora minacce di morte”. E questo è tutto.
Probabile che il diavolo abbia visto il film, se è permessa una facile battuta.
Certo padre Amorth è un simpatico vecchietto che ama ridere e scherzare appena finito l’esorcismo (mica si butta giù dalla finestra come padre Damien Karras /Jason Miller o cade stecchito come Max Won Sydow!), la posseduta Cristina ce la mette tutta per rendere credibile la sua possessione, il suo nono esorcismo va in onda in diretta e risulta molto ripetitivo e poco spettacolare, sembra più una donna afflitta da disturbi gastrici che invasa da Belzebù (ma Friedkin si affretta a dirci che Linda Blair aveva un po’ esagerato), gli psichiatri intervistati quasi quasi abiurano in diretta le loro basi scientifiche, tutto accade con tempi troppo prolungati e privi di mordente e il diavolo, alla fine della fiera, non sembra poi così brutto come lo si dipinge!
Chi ha amato il cinema di Friedkin e continua ad amarlo non può non chiedersi: PERCHE’?
Nessuna risposta è autorizzata, come dicevano gli antichi, “Quandoque bonus, aliquando dormitat Homerus ”, e dunque lasciamo sonnecchiare anche Friedkin, a differenza del mitico Omero lui c’è e lotta insieme a noi.
www.paoladigiuseppe.it
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