Regia di Federico Fellini vedi scheda film
“Roma. Prima di Cristo. Dopo Fellini.”
Frase di lancio originale del film
Trifena/Capucine :- “Venere favorisce i matrimoni tenuti in mare.”
Encolpio/Martin Potter : -”Ascilto ... cosa dice il poeta? Ogni momento qui presente potrebbe essere l'ultimo, in modo da riempirsi fino a vomitare ... o qualcosa del genere?”
Soldato al sepolcro/Wolfgang Hillinger :- “Hanno rubato l'impiccato! Mentre ero con te, la famiglia del ladro l'ha portato via! So quale punizione prenderò ... una morte orribile. Perché dovrei aspettare per questo? Preferirei morire con le mie mani.” [Tira fuori la spada e sta per pugnalare se stesso] Moglie di Efeso/Antonia Pietrosi[non accreditata]:- [lo ferma] “No! No, mio caro ... Per perdere i due uomini nella mia vita, uno dopo l'altro, sarebbe troppo ...” Moglie di Efeso :- [guarda il cadavere di suo marito] “Meglio appendere un marito morto che perdere un amante vivente.” [La coppia sostituisce il cadavere mancante idell'mpiccato con il cadavere del marito]
Eumolpo :- Tutti coloro nominati come beneficiari della mia volontà, se non gli uomini liberi, entreranno in possesso di tutto quello che ho lasciato a condizione di strappare il mio corpo a pezzi e mangiarmi sotto gli occhi di tutti. Invito i miei amici a non rifiutare il mio invito, ma a divorare il mio corpo con lo stesso entusiasmo con cui hanno inviato la mia anima all'inferno.”
Sulla base del “Satyricon” di Gaio Petronio, Fellini firma uno dei suoi film più surreali, se non il più surreale in assoluto, veramente degno della rappresentazione del “regno” di Nerone nell'Impero Romano, così come descritto dal punto di vista di due giovani sceneggiatori contemporanei, una cronaca della sua caduta. Diretto da Federico Fellini e scritto con Bernardo Zapponi, il film è una raffigurazione stravagante e ancora di più surreale della storia di Petronio, dalleinnumerevoli scene di grande eccentricità e dalla narrazione frammentata. I protagonisti sono Martin Potter, Hiram Keller, Max Born, Capucine, Alain Cuny, e Joseph Wheeler.
“Fellini Satyricon” è un film che mette in risalto tutto ciò che Fellini è stato, nel culmine del proprio stile e della propria soverchiante sostanza.
Adirato per il furto del suo ragazzo schiavo Gitone (Max Born), Encolpio (Martin Potter) cerca di trovare il suo amico Ascilto (Hiram Keller), che ha venduto Gitone a un attore di nome Vernacchio (Fanfulla). Gitone non sembra avere idea di essere al centro dell'attenzione della teatrale decadenza di Vernacchio, ma Encolpio non è contento. Dopo un sacco di richieste e umiliazioni, Encolpio ottiene indietro Gitone, i quali due torneranno allora verso a casa dopo squallide orge di cibo e vino, mentre Ascito compie un accordo per ottenere indietro solamente Gitone. Encolpio è sconvolto per la perdita, ma ha poco tempo per piangere quando si verifica un terremoto e nella sua casa tutto è perduto.
Successivamente, questi sarà portato via in un altro mondo con il poeta Eumolpo (Salvo Randone) che lo trasporta in un mondo di decadenza guidato da un imperatore di nome Trimalcione (Mario Romagnoli) che vive di eccesso e stravaganza. Dopo una lunghissima festa che termina con il suo finto funerale, Encolpio e Ascilto sono portati via e Encolpio diventa uno schiavo e poi sposato a un altro imperatore di nome Lica (Alain Cuny). Le cose che in un primo momento sembravano più importanti diventano niente nel momento in cui la nave in cui si trova viene catturata da un esercito, così come Encolpio e Ascilto accorrono in casa di una coppia morta per suicidio (Joseph Wheeler e Lucia Bose).
Encolpio tutto ad un tratto scoprirà come egli già credeva, che sarà curato da una creatura ermafrodita. I due insieme ad un altro uomo cattureranno la creatura, ma la missione in ultima analisi non riuscirà, così come Encolpio si troverà improvvisamente al centro dell'attenzione in uno scherzo che coinvolge un labirinto e una sua malattia venerea. Cercando di trovare una cura, egli spererà di andare da una strega che lo aiuti, soltanto per vedere che si finirà per fare un sacrificio in questo strano mondo.
Dal momento che la storia di “Satyricon” è in realtà una storia piena di frammenti, non c'è da sorprendersi che Fellini si fosse avvicinato al film in modo non convenzionale. Eppure, il risultato è talmente ipertrofico e stra-debordante che il film non ha davvero alcun senso che possa essere racchiuso in una trama o una storia tutta insieme. In realtà, è un viaggio frammentato di un giovane che passa attraverso i tempi in cambiamento e alla decadenza di Roma. L'idea della storia e della mitologia è gettata dalla finestra per raggiungere qualcosa di profondamente diverso, e personale. Tuttavia, il risultato sembra creare una sorta di distacco verso l'osservatore. C'è un senso di gargantuesca confusione per tutto quello che sta succedendo, e di orgiastico baccanale per tutto il resto. Eppure, era proprio questa l'intenzione di Fellini.
E' solo apparenza però perchè in termini di posizioni della cinepresa, e di composizioni scenografiche, dell'inquadratura, di tutto ciò che concerne le posizioni di Fellini, verso il narrato, è uno dei suoi film più ineccepibili e coerenti, in una incoerenza che è solamente quella del narrato, e dell'idea di ciò su cui il film parli. Questo tipo di esito assolutamente positivo, nel mostrare Roma e la sua decadenza, dove tutto è surreale e l'idea della realtà quella vera è resa come insopportabile, come fosse ancora e prodigiosamente restituitaci attraverso le grandi caricature e stravaganze di Fellini e Attalo dal Marc'Aurelio, ci danno veramente l'idea di cosa è/era l'antica Roma. Volutamente non c'è davvero nessun senso di coerenza, né a restituire un'idea di ciò del quale il film parli. Ma, insieme a “La Dolce vita” ci rende l'idea di quello che Roma potrebbe essere in confronto a quello che l'Europa era alla fine come al principio degli anni sessanta Un mondo di decadenza in cui qualcuno di quel periodo forse avrebbe capito, ma che anche a qualcuno il quale non è nato in quei tempi potrebbe arrivare, visti i banchetti trimalcioneschi e orgiastici della Regione Lazio, e di personaggi come l'ormai troppo noto Fiorito, per i quali questa visione e idea di Fellini, sia quanto mai profetica e attuale.
Non c'è altresì dubbio che le idee del film sull'omosessualità, e sul “trittico”, nella quale Fellini è coinvolto siano chiare per quanto riguardi l'argomento, massimamente liberali, inserite in uno scenario meraviglioso e dalle composizioni visive, scenografiche, di costumi, che tende a sovra-stilizzare un mondo di pretenziosità che non tutti all'epoca dell'uscita al cinema in Italia (1969), furono in grado di capire.
Il Direttore della fotografia Giuseppe Rotunno compì un lavoro cinematografico meraviglioso velando lo sguardo su alcuni dei paesaggi di una scena nel deserto, o nella sequenza in cui l'occhio della macchina pone il suo sguardo sulle armi nella sequenza della nave. Il montaggio di Ruggero Mastroianni crea qualche particolare modifica alla sequenza in continua evoluzione e sulla quale era incentrato l'intero film quale era nell'intenzione di Fellini. Infatti l'idea era quella di compiere un unico piano sequenza come per il famoso tour de force tecnico realizzato da Hitchcock al tempo di “Nodo alla gola” (Rope) (1948), che invece ha dei tagli apportati che lo riducono un poco in termini di stimolazione visiva. Lo scenografo Luigi Scaccianoce e il direttore artistico Giorgio Giovannini sono uno dei punti forti del film della produzione per quanto riguarda la creazione della nave, la parte di Vernacchio, il palazzo di Trimalcione, e ogni set costruito per le riprese del film, che ancora oggi sono semplicemente incredibili. Uno dei punti salienti non solo del film o per la carriera e la filmografia di Fellini, ma anche per l'intera storia di Cinecittà, insieme ai sontuosi costumi di Danilo Donati che dispone di vari e infiniti colori per le vesti di pura seta che indossano le donne. Anche l'hair stylist di Luciano Vito e il make up di Rino Carboni hanno compiuto un ineccepibile lavoro per trasmettere decadenza del film.
Insostituibile compositore e simbiotico collaboratore di Fellini, Nino Rota crea per questo film una partitura ancora inquietante e dalle splendide percussioni, realizzata in collaborazione con musicisti quali Tod Dockstader, Ilhan Mimaroglu, e Andrew Rudin che donano al senso del film ancora di più quella frammentazione e quello stile che gli è necessario. Anche se non è memorabile come altri risultati realizzati da Rota per Fellini, funziona a dovere per trasmettere la stranaatmosfera di quello che Fellini voleva.
Ma è da ricordare anche il cast del film, poiché vi è talmente un grande ensemble che è difficile tenere il passo con chi impersona chi. George Eastman [Luigi Montefiori] è convincente come un minotauro e resistente guerriero, Capucine come imperatrice di nome Trifena, Marcello Di Falco come il Proconsole l'uomo che ha aiutato gli esecutori nel loro rapimento dell'ermafrodita, e il duo composto da Joseph Wheeler e Lucia Bose come la coppia suicidiaria. Max Born è memorabile come lo schiavo Gitone, mentre Alain Cuny è come sempre eccellente impersonando l'avido e placido Imperatore Lica. Salvo Randone e Mario Romagnoli sono anch'essi eccellenti come i due uomini che si contendono l'immaginazione di Encolpio. Fanfulla il grande clown, è molto memorabile come Vernacchio, vecchio e decadente attore innamorato della stravaganza e dell'eccesso. Hiram Keller è bravo e svolge una ottima presenza come il rivale di Encolpio e Ascilto, ovvero colui che ha più fascino ed è più di bell'aspetto. Martin Potter è grandioso nel suo ruolo di Encolpio, un uomo disperato che cerca di [ri]trovare se stesso attraverso tutta questa decadenza.
Anche se non è forse alla pari come coesione dell'insieme con i precedenti e all'epoca ancora abbastanza ravvicinati capolavori tipo “La Strada” e “La Dolce Vita”, “Fellini Satyricon” è ancora e lo sarà per sempre un film grandioso e visivamente unico, per non dire strabiliante, comunque una delle più stupefacenti e al contempo credibili ricreazioni/visioni dell'antica Roma. Chiunque ami il cinema di Fellini troverà sempre un grande piacere nel rivedere questo film, come uno tra i primi da adorare del suo regista preferito. E' quello che si può definire senza tanti sprechi o florilegi di sperticate definizioni di giubilo un grande film, a seconda dei gusti e delle convenzioni. Certo, alcuni tipi di “pubblico” profondamente sottosviluppato e “degenerato” di oggi, potrebbero comprensibilmente neanche arrivare a comprendere, l'approccio di Fellini. Mentre molti altri soprattutto se meno giovani potranno godere della genialoide -alla “romanesca”, ancor più di “geniale” sotto certi significati- stravaganza di Fellini, qualcuno potrebbe addirittura pensare che alle volte cada nella pretenziosità o sia noioso. Eppure, nonostante alcune insignificanti indifferenze che possano scaturire da un pubblico come quello di oggi verso un film unico come questo,“Fellini Satyricon” è ancora un film che deve essere visto per capire la stranezza e la brillantezza, della mente unica di uno dei grandi del cinema internazionale.
Academy Awards, USA Anno 1970 Nomination all'Oscar per il Miglior Regista Federico Fellini
Golden Globes, USA Anno 1970 Nomination al Golden Globe per il Miglior Film Straniero nazione straniera Italia.
Sindacato Italiano Nazionale dei Giornalisti Cinematografici Anno 1970 Ha Vinto il Nastro d'argento per la Miglior fotografia, a colori (Migliore Fotografia a Colori) Giuseppe Rotunno
Migliori Costumi (Migliori Costumi) Danilo Donati
Miglior Design di Produzione (Migliore Scenografia) Danilo Donati
Luigi Scaccianoci
Miglior attore non protagonista (Migliore Attore Non Protagonista) Fanfulla
Insieme con Umberto Orsini per La Caduta degli Dei (Gotterdamerung) (1969). Nominatto al Nastro d'Argento per il Miglior Regista (Regista del Miglior Film) Federico Fellini
Laurel Awards Anno 1971 2 ° posto Golden Laurel per il Miglior Film Straniero Nomination al Golden Laurel per l'Attore del Domani/Star of Tomorrow, uomo Martin Potter
10° posto.
New York Film Critics Circle Award Anno 1970 2 ° posto Premio NYFCC Miglior Regista a Gian Luigi Polidoro che aveva registrato il titolo di "Satyricon" per il suo film che uscì un poco prima di quello di. Fellini, il quale lottò per usare il titolo del suo film, ma perse la causa. Successivamente il titolo è stato allora cambiato in "Fellini - Satyricon".
La United Artists pagò più di 1 milione di$ per i diritti di distribuzione del “Satyricon” di Gian Luigi Polidoro unicamente per tenerlo fuori dal mercato fino a dopo l'uscita di questo film.
Quando gli chiesero perché entrambi i ruoli principali fossero interpretati da attori stranieri e non italiani, Fellini rispose. "Perché non ci sono omosessuali italiani".
La frase latina recitata dalla donna per suicidarsi era: "Animula, vagula, blandula, hospes comesque corporis", l'imperatore Adriano si suppone che morì profferendo queste parole. Adriano morì 72 anni dopo Petronio, l'autore di "Satyricon".
A Boris Karloff era stata offerta la parte di Trimalcione, ma era troppo malato per accettare il ruolo.
Secondo un episodio del programma radiofonico della NPR-WNYC “Wait...Wait, Don't Asked Me!” (In onda 15 gennaio 2011), il futuro guru del fitness Richard Simmons è presente in questo film. Come studente americano viveva a Roma alla fine degli anni 1960, è venne utilizzato come uno dei nobili obesi nella scena del banchetto.
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