Regia di Damien Manivel, Igarashi Kohei vedi scheda film
Un piccolo haiku, una perla preziosa nel chiasso tutt’intorno.
Una sommessa, piccola fiaba senza parole, La nuit ou j'ai nagé, immersa nel biancore della neve e nello stupore di un bambino di sei anni che “ nuota” per un giorno e una notte in un mondo silenzioso come in un acquario.
Intorno a lui, come pesci colorati, “nuotano” case, strade, macchine, uomini lungo traiettorie parallele che non s’incontrano, un mondo bimensionale che il bambino attraversa con il suo piccolo corpo paffuto, colorato nella tuta da neve e nella cuffia di lana azzurra, figurina a tutto tondo decisa nel suo cammino, che affonda nella neve, ruzzola, si ferma, perde un guanto, lancia palle di neve, fa pipì nascosto in un angolo fra le case, un giro nel centro commerciale a infilare qualche spicciolo nella macchinetta delle bevande e dei video-giochi, una ricerca nel parcheggio di un’auto aperta in cui dormire quando fa buio e la neve cade fitta.
Un chapliniano trotterellare infantile ma anche il ricordo di Kikujiro, il bambino di Kitano dalle buffe alucce azzurre attaccate allo zaino, anche lui perso per le strade del mondo alla ricerca di qualcuno.
Interno notte, il padre esce, è ancora buio, va al mercato del pesce dove lavora.Il bimbo si sveglia, giocherella, arriva l’alba, la madre lo veste, la sorella fa colazione, escono con gli zaini diretti a scuola.
Parte da lì la sua piccola Odissea, forse in cerca del padre, forse per quel naturale istinto dei bambini ad esplorare il mondo senza timore, lo spazio è lì, intorno a loro, pieno di cose che copiano nei disegni, perché non entrarci dentro e toccarlo, viverlo in diretta?
E mentre tutto intorno ha il tranquillo silenzio di un mondo incantato piovono le note della Primavera di Vivaldi a segnare il tracciato sonoro.
Tre atti: il disegno, il mercato del pesce, un lungo sonno, firmati da Damien Manivel e Kihei Igarashi a Venezia74, Orizzonti.
Un film sugli affetti e sulla distanza, sul tepore della cuccia domestica e sul freddo fuori, dove il mondo cammina indifferente, non minaccioso, solo indifferente. Gli affetti si ricompongono nei ritorni a casa, quando le quattro figurine in qualche modo hanno tutte ritrovato la strada del ritorno e si muovono leggere nella penombra delle stanze. Il padre che si stende a terra, vicino al tatami del bimbo che già dorme, è amore e sicurezza, e il bimbo lo sa, non ha avuto un attimo di esitazione lungo il suo cammino nel mondo.
Il viaggio è terminato, domani il bimbo disegnerà altri pesci colorati, il cagnetto trotterellerà ancora libero per casa e tanta neve spegnerà il frastuono del mondo.
Un piccolo haiku, una perla preziosa nel chiasso tutt’intorno.
www.paoladigiuseppe.it
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta