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Takara - La notte che ho nuotato

Regia di Damien Manivel, Igarashi Kohei vedi scheda film

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La recensione su Takara - La notte che ho nuotato

di supadany
6 stelle

Venezia 74 - Orizzonti.

Di fronte all'invasione di un cinema sempre più artificioso, alla ricerca di colpi ad effetto o al contrario dell'assoluto rigore (due caratteristiche che gli stessi spettatori ricercano famelicamente), un'opera minimale qual é The night i swan é un toccasana, una parentesi tra le proiezioni di tutti i giorni.

Semplicità purissima, per settantacinque minuti incontaminati.

Giappone, in una località sommersa dalla neve. Come ogni mattina, un pescatore si alza all'alba per recarsi al lavoro presso il locale mercato del pesce. Contemporaneamente, suo figlio di sei anni si sveglia e comincia a vagare nel silenzio della casa, dando il via a una giornata che prevede un programma divergente rispetto all'usuale e alle consegne.

 

scena

The Night I Swam (2017): scena

 

Suddiviso in tre capitoli - nell'ordine Il disegno, Il mercato del pesce e Un lungo sonno - The night i swam é un'esperienza circolare che concilia con l'anima, ruotando semplicemente attorno a quelle piccole cose e ai gesti che circondano la routine di tutti i giorni.

Per un bambino vivace, abituato a trascorrere molto tempo da solo, con lo sguardo ancora tutto da plasmare, ogni piccola cosa esercita un'attrazione irresistibile, mutando completamente l'interesse in un batter di ciglia, spingendolo continuamente fuori percorso.

Questo movimento avviene in un contesto ricoperto dalla neve, un elemento che esercita sempre il suo fascino, e i singoli incontri sono costruiti con attenzione alla messa in quadro (come l'arrivo di un treno in una stazione costituita da una catapecchia), sigillando tanti piccoli spiragli amorevoli: la sbadataggine di chi non ha alcun pensiero, due cani a cui abbaiare, uno specchio stradale da (tentare di) colpire con palle di neve, un tren(in)o da aspettare, ma anche un difficoltoso ritorno sulla strada del rientro, con tanto di tempesta.

Una ventiquattr'ore che approda esattamente dov'era partita, senza sentire la necessità di piazzare mezza parola, anche quando ce ne sarebbe l'occasione, d'altronde le immagini bastano e avanzano, gli sguardi comunicano le intenzioni e i rumori di sottofondo non lasciano mai soli.

Questi accorgimenti completano il riquadro pennellato dal duo composto dal francese Damien Manivel e dal giapponese Igarashi Kohei, un percorso leggero come un fiocco di neve che scende lentamente, condizionato dalle folate di vento, come il tempo che scivola via, lasciando un senso di pace rassicurante.

Semplice e inebriante, come può essere una giornata osservata con gli occhi di un bambino: per un adulto, una preziosa occasione per azionare corde seppellite, se non addirittura rimosse, tornando con la mente e il cuore indietro nel tempo.

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