Regia di Vahid Jalilvand vedi scheda film
VENEZIA 74 - ORIZZONTI - PREMIO MIGLIOR REGIA A VAHID JALILVAND - PREMIO MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE A NAVID MOHAMMADZADEH
Il senso di responsabilità, quello di colpa e la sensibilità di andare in fondo alle problematiche, anche quelle più spinose che possono compromettere carriera e serenità del vivere. Come già avveniva nel precedente ottimo "Un mercoledì di maggio", ritroviamo il bravo regista iraniano Vahid Jalilvand affrontare i dilemmi pratici e morali che franano addosso ad un uomo onesto, messo al muro da un fatto increscioso in cui viene, suo malgrado, coinvolto forzosamente e del quale finisce per prendersi carico ben oltre le sue effettive responsabilità.
Una sera in macchina di ritorno dal lavoro, uno stimato anatomo-patologo viene prepotentemente urtato da un auto pirata che lo fa sbandare su una motocicletta con a bordo una intera famiglia: marito moglie e i due bambini. Nell'urto l'unico un po' compromesso pare il figlio maggiore, che il medico visita sommariamente, trovandolo tutto sommato un po' provato dallo spavento ma in buone condizioni; e quindi raccomandando comunque i genitori di fermarsi poco più avanti per una visita presso un vicino pronto soccorso. Risarcito il danneggiato dei possibili danni al ciclomotore, il medico si accorge con amarezza che la famiglia tira dritto di fronte all'ospedale, omettendo ogni auspicabile controllo medico da lui caldamente consigliato.
Il giorno dopo in obitorio lo informano che, tra i nuovi ingressi, c'è pure un bimbo di orto anni. Il terrore appare sul volto del medico non appena egli si accerta trattarsi proprio del bimbo accidentalmente investito la sera prima.
Si innesta pertanto tutto un percorso di autocolpevezza nell'uomo sensibile e coscienzioso, che non svanisce nemmeno quando ben altre si riveleranno le cause del decesso dell'infante.
La questione morale e l'onestà di fondo finiscono per divenire nuovamente, dopo il film d'esordio del 2015, il fulcro trainante del film, ma pure di una promettente carriera di regista, e di una filmografia, quella iraniana, che da decenni ormai ci regala capisaldi di un ritrovato neorealismo perfettamente consono ad una società in corso di sviluppo come quella del paese mediorientale di cui sopra.
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