Regia di Vahid Jalilvand vedi scheda film
Affermato patologo forense ha un incidente con una famiglia in motorino (eh sì da quelle parti -Iran- funziona così, tutti in sella). Il bambino più piccolo batte la testa, oltre a riportare alcune escoriazioni, ma la famiglia decide di non portarlo in ospedale. Il giorno dopo alla camera mortuaria arriva proprio il corpo del piccolo. Il dottore allora è assalito dal dubbio di essere il responsabile del decesso.
Opera coesa e lucida nel riflettere sul senso di colpa che attanaglia un paese , nel cuore del dottore, così come in quello del padre (incredibile la prova di Navid Mohanmaz), c'è un vortice di emozioni che non conosce tregua, sentimenti confusi ed implacabili che non danno pace, ma che generano altro dolore. Questa via crucis universale non risparmia nessuno, scava solo una voragine fra classe benestante e poveri , colmata da un uomo la cui coscienza non smette di gridare. Cinema duro e drammatico, che scava l'anima. Un viaggio antispettacolare nei meandri della colpa e del dolore, a tratti forse pretestuoso, comunque da vedere.
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