Regia di Tzahi Grad vedi scheda film
VENEZIA 74 – ORIZZONTI
Un architetto padre di famiglia, si accinge a ristrutturare un vecchio immobile per adattarlo a nuovo studio tecnico nella cittadina israeliana ove opera.
Per spendere meno, convoca a sé un manovale palestinese che il suo giardiniere gli ha consigliato.
Ma il primo giorno di lavoro, mentre l’architetto è fuori per lavoro, il giovane operaio viene sospettato di una violenza sessuale ai danni di una ragazzina del posto.
Subito nella zona si alimenta una caccia all’uomo acuita dallo storico dissidio che intercorre in quelle zone calde del Medioriente, sempre drammaticamente contese da un intolleranza razziale che oppone due popoli, israeliani e palestinesi, due razze, due modi di pensare, due civiltà, due religioni storicamente poco concilianti, seppur molto simili nel loro fulcro di pensiero: due identità costrette per diverse coincidente o concause, ad abitare uno stesso travagliato territorio.
Sarà compito - arduo e foriero di grossi guai – dell’onesto architetto di difendere il suo operaio da una accusa ingiusta ed infamante, posto che nemmeno il nostro uomo è inizialmente convinto della sua completa estraneità al fatto, anche a causa di reiterate reticenze dell’accusato.
Il film poi sconfina in un dissidio che coinvolge pure l’arco familiare dell’uomo, e si sviluppa secondo un crescendo di tensioni che, pur nello specificità del caso, ambiscono a costituire da leva per porre ancora una volta l’attenzione sulla ingovernabile soluzione di una controversia che si perde nella notte dei tempi e senza soluzioni definitive, come una miccia destinata sempre a riaccendersi in occasione della minima scintilla.
Il film non si decide mai veramente se mantenere un tono drammatico o sconfinare nel grottesco, e ci stupisce con riprese dall’alto mai veramente troppo utili, o con inseguimenti rozzi e grotteschi come quello in mountain bike, decisamente ridicolo.
E il predicozzo sul considerarsi cugini e coabitanti di uno stesso territorio, finisce un po’ per divenire sin troppo strumentale per una vicenda che in sé non raccoglie molti altri spunti originali, ma non fa che riprendere argomentazioni pur di grande attualità, sviscerate in modo piuttosto convenzionale e visto meglio in molte altre occasioni.
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