Regia di Tzahi Grad vedi scheda film
74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Sem, Cam e Jafet erano i figli di Noè. Si dice che ad ognuno dei tre toccò di moltiplicarsi e arricchire di una tenace discendenza il creato spazzato via dal diluvio. In particolare, Sem diede vita alle nazioni semite nella Terra di Mezzo. Ebrei ed arabi sono figli di Sem. Beh, evitando di usare il termine "fratelli" a sproposito, ci accontentiamo di dire che i due popoli sono cugini...
The Cousin, visto a Venezia, è una simpatica commedia israeliana, firmata dall'attore e regista Tzahi Grad, che scherza un po' sulla scomoda "parentela" tra israeliani e palestinesi. Il protagonista è Naftaly, che decide di ristrutturare la propria casa di campagna e a tal scopo si affida ad uno sconosciuto muratore palestinese, Fahed, che viene però accusato di un crimine dagli abitanti del luogo. Fahed scappa ed inizia così la caccia al malvivente durante la quale Naftaly tenta la mediazione tra le persone del villaggio e l'operaio.
Pochi mesi fa, in un articolo, lessi che in Israele, estremizzando un po', ogni cittadino è poliziotto. La sicurezza dipende dai civili prima di tutto. Gli insediamenti ebraici sono, obiettivamente, a rischio ma questo eccesso di polizia di quartiere, tipicamente israeliano, può sfociare in casi di inutile violenza.
Naftaly, come una sorta di profeta, predica la razionalità ed il primato del diritto sulla regolazione dei conti, ma come ogni messaggero, non è in grado di farsi ascoltare dal proprio "popolo" se non facendo la "voce grossa".
Alla fine Naftaly ottiene, inconsapevolmente una specie di "show", di cui lui è l'involontario protagonista, fatto di persone che mosse da paura, risentimenti, intolleranza o eccesso di buonismo si muovono armate di fucili, pettegolezzi e luoghi comuni pronte a far fuoco ma anche pronte a gettare l'arme davanti ad un autorevole garante della pace. L'idea del film è interessante: rappresentare le difficoltà di convivenza tra i "cugini semiti", mettere in ridicolo lo zelante ricorso dell'autocontrollo del territorio, affrontare gli stereotipi che sono il metro delle valutazioni di ciascuna delle due fazioni. Un film se vogliamo un po' troppo candido e ottimista con una sceneggiatura che parte bene e finisce bene ma difetta nel mezzo. Comunque godibile, merita la visione e la sufficienza.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta