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Cell Block 99 - Nessuno può fermarmi

Regia di S. Craig Zahler vedi scheda film

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La recensione su Cell Block 99 - Nessuno può fermarmi

di maurizio73
6 stelle

S. Craig Zahler rinverdisce i fasti dell'exploitation con questo slapstick nichilista a base di pulsioni elementari e marchiani effetti speciali, con sequenze lineari senza molti raccordi narrativi e la brutalità di una storia di riscatto, vendetta e sconfitta in cui i codici della violenza sono elevati a sublime catarsi morale.

Condannato a sette anni in seguito ad un colpo andato male, l'ex pugile Bradley Thomas deve fronteggiare l'odioso ricatto dei suoi ex soci in affari, che minacciano ritorsioni contro la moglie incinta e la figlioletta che questa porta in grembo. Il suo trasfermento in un carcere di massima sicurezza ha lo scopo di farlo avvicinare alla vittima designata che è stato incaricato di eliminare; non tutto però sembra andare secondo i piani...

 

locandina

Cell Block 99 - Nessuno può fermarmi (2017): locandina

 

Sviluppando al cinema il suo credo per le contaminazioni letterarie e gli studiati meccanismi del film di genere (eroi, antieroi, azione e violenza), il sorprendente S. Craig Zahler rinverdisce i fasti dell'exploitation con questo slapstick nichilista a base di pulsioni elementari e marchiani effetti speciali, destrutturando il racconto secondo una sequenza lineare che può fare a meno di molti raccordi narrativi e si concentra sulla brutalità di una storia di riscatto, vendetta e sconfitta in cui i codici della violenza sono elevati al massimo livello di una inesorabile catarsi morale. Costruito come il pilot di una serialità cinematografica dalle promettenti potenzialità espressive, questo thriller carcerario da traumatologia ortopedica applica le funzioni elementari del determinismo melvilliano all'irridente deriva del sogno americano, dove alle crisi coniugali e occupazionali si contrappongono tanto il ritorno di fiamma sentimentale, quanto quello di un passato criminale, fino alle estreme conseguenze di una nemesi mortale che si abbatte come una scure su esiziali e tragicomiche scelte morali (si uccidono gli sgherri per salvare gli sbirri) e sulle logiche ricattatorie di istituzioni repressive che tramano nell'ombra. Niente che non si sia già visto nel catalogo neo-vintage degli anni '90 alla voce Tarantino-Rodriguez ma con una energia, una ironia ed una vitalità che reclamano il doveroso riconoscimento della propria originalità ed una dose di violenza scacciapensieri che fa del suo monolitico protagonista un angelo sterminatore inviato dal cielo a diffondere il verbo senza parole di un dio livoroso e vendicativo fin nei recessi più abietti di un girone infernale di nauseabonde celle di isolamento e medievali camere di inquisizione e di tortura. Come nel precedente e ambivalente Bone Tomahawk, lo scontro di civiltà tra le necessità ancestrali dell'aggressività antropofaga e quelle non meno brutali di una colonizzazione a colpi di genocidio, anche qui la separazione tra bene e male non sembra meno sfumata, rimarcata vieppiù dalla netta demarcazione tra le abbacinanti scene in esterno e la tetra oscurità di quelle in interno, con un lavoro sulle luci che tradisce i pregevoli contributi tecnici (fotografia e musica in primis) di una produzione indipendente deluxe con protagonisti d'eccezione: dal già acclamato e statuario Vince Vaughn, alla sensualità androgina di Jennifer Carpenter, dal luciferino Udo Kier all' ex Miame Vice di un redivivo Don Johnson. Grindhouse d'eccezione distribuito in sala e on demand con presentazioni di prestigio alla 74 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia ed una candidatura per il premio del pubblico al Toronto International Film Festival 2017.

 


La ragazza mi ha tradito
è colpa mia!
Sono stato anche beccato dalla polizia!...

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