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Dragged Across Concrete - Poliziotti al limite

Regia di S. Craig Zahler vedi scheda film

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La recensione su Dragged Across Concrete - Poliziotti al limite

di maurizio73
6 stelle

Film di ineluttabile e orizzontale progressione drammatica, l'ultima opera del regista indipendente americano è una summa dell'originale sincretismo tra forma e tematiche di un autore che va dritto alla meta come un rullo compressore.

Sospesi dal servizio per le modalità brutali di un arresto finito sotto la lente dei media, i detective Ridgeman (Gibson) e Lurasetti (Vaughn) decidono di risolvere i propri problemi economici passando dall'altra parte della barricata. I ladri che intendono derubare però, sono professionisti meticolosi e spietati che hanno intenzione di non fare ostaggi e soprattutto di vender cara la pelle. 

 

locandina

Dragged Across Concrete (2018): locandina

 

You should have trusted a nigga!

 

Nel manifesto programmatico di una originale rivisitazione dei generi che parte dalla propria produzione letteraria, il poliedrico ed eclettico S. Craig Zahler giunge al polar dopo le precedenti incursioni nel western fantastico di un immaginario weird da graphic novel (Bone Tomahawk) e nel prison drama ad alto tasso testosteronico (Brawl in Cell Block 99). Accomunati da un uso iperrealista della violenza e da una storia di rivalsa (vendetta) che si risolve nel reciproco e quasi totale annientamento delle parti in causa, quello che si profila dietro le intraprese di personaggi sempre politicamente scorretti è un orizzonte morale di ineluttabile sconfitta dove il libero arbitrio viene neutralizzato nel rapporto tra carattere dei personaggi  e determinismo delle loro azioni (i pistoleros vendicatori della prima storia, il bruto dal cuore tenero della seconda , il poliziotto che tiene famiglia della terza) e dove il confine tra buoni e cattivi, giusto e sbagliato, bene e male viene reso appena più sfumato dal retroterra di motivazioni sociali che sembrano animare gli eroi negativi delle tre storie rispetto ad antagonisti volutamente abbozzati come creature informi (quasi sempre coperti da maschere, travisamenti rituali o dalla semplice inespressività dei lineamenti) e del tutto privi di umanità e coscienza etica. Questa asimmetria della rappresentazione dei caratteri antitetici è certo alla base di una consapevole costruzione di un universo sociale che preserva un livello sindacale di empatia verso i protagonisti e consente una direzionalità nella fruizione della storia da parte di spettatori molto spesso spiazzati dal livello insostenibile della violenza che ispira le azioni dei personaggi, ma è anche l'elemento di una ambiguità di fondo che ha attirato su Zahler le critiche di osservatori che lo vedono parteggiare nettamente per i suoi antieroi con molti scheletri nell'armadio (coloni americani intenti nel genocidio di autoctoni antropofagi, criminali che regolano i conti con i mandanti che hanno servito per anni, poliziotti razzisti che hanno a cuore la serenità del proprio focolare domestico), avanzando la tesi ingiusta (ma era toccato anche ad un altro sperimentatore pulp come Tarantino) di una deriva destrorsa del discorso politico e della visione della società americana. Forte di una progressione drammatica che fa della dilatazione dell'azione e della prevalenza dei dialoghi la cifra di un cinema di chirurgica attenzione ai dettagli, il cinema di Zhaler è la rappresentazione di una visione nerissima dei rapporti umani, tutti più o meno strumentali al conseguimento del proprio interesse personale e dove l'ethos che dovrebbe scaturire dal rapporto con l'altro viene mediato esclusivamente dall'uso brutale della violenza (vedi il trattamento riservato alla Carpenter che implora il suo boia mostrando la scarpetta insanguinata del proprio cucciolo, ma anche la resa dei conti finale tra sodali che potrebbero semplicemente spartirsi il bottino). All'interno di questo microcosmo iperrealista e sanguinario, dove l'apparente finalismo sociale si volge nel beffardo riscatto di un 'negro' che finisce per riprodurre ludicamente gli stessi rituali di violenza che hanno ridotto sulla sedia a rotelle il fratellino con cui gioca alla playstation nella magione vista oceano cui è approdato, un ruolo rilevante è rappresentato dal rapporto di scala: da un livello dell'azione che coinvolge la più generale dinamica esterna e pubblica a quelle più intime e personali dei protagonisti impegnati con la propria famiglia, ma anche una strumentale parcellizazione dei caratteri: tra la normalità della gente comune e la brutalità di automi senza cuore, si muovono nella zona grigia di una 'terra di mezzo' le due coppie di antieroi (i dui poliziontti bianchi che condividono durante l'appostamento i propri problemi  familiari e i dui gregari criminali neri che rievocano i difficili trascorsi comuni di un'infanzia felice) che capiscono e sanno parlare la lingua di entrambi i due mondi, quello della probità relazionale e quello della brutalità criminale,  e che quindi si propongono un'incursione nel secondo per risolvere i problemi nel primo. Film di ineluttabile e orizzontale progressione drammatica, l'ultima opera del regista indipendente americano è una summa dell'originale sincretismo tra forma e tematiche di un autore che va dritto alla meta come un  rullo compressore. Colonna sonora perfettamente a tema composte dallo stesso S. Craig Zahler con il sodale Jeff Herriott per un film presentato in anteprima mondiale fuori concorso alla 75ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ma uscito solo on demand al di fuori del circuito distributivo statunitense.

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