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Ricordi di M. Abbey

Regia di Mike Figgis vedi scheda film

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La recensione su Ricordi di M. Abbey

di fixer
7 stelle

Un rifacimento di ADDIO MR. HARRIS godibile e ottimamente interpretato da Albert Finney. Un cammino verso la consapevolezza del proprio ruolo di educatore che cambierà in meglio la vita del protagonista, restituendogli la dignità e l'empatia perdute.

 

 

 

“Scientia est celare scientiam”

 

Albert Finney

Erin Brockovich. Forte come la verità (2000): Albert Finney

 

Il sapere è nascondere ciò che si sa, tradurrei io. Questa frase, pronunciata da un professore inglese di un college esclusivo, è una possibile chiave per interpretare il senso del film.  Ma andiamo con ordine.

Chi ama il cinema non può non sapere che ci si riferisce al dramma di Terence Rattigan, notissimo drammaturgo britannico oltre che sceneggiatore di diversi film, tratti quasi sempre da sue opere teatrali. Ma nel caso in questione, ci riferiamo a THE BROWNING VERSION (1948). Da quest’opera sono stati tratti due film, il primo e forse il più noto è ADDIO MISTER HARRIS (1951) (titolo originale THE BROWNING VERSION), diretto da Anthony Asquith (altro celebrato regista britannico) per l’interpretazione del grande Michael Redgrave (che ritengo, personalmente, tra i più grandi attori di sempre nel panorama cinematografico della terra d’Albione).

L’altro film, che tratto qui, è I RICORDI DI ABBEY (1994)(orribile titolo che meriterebbe una punizione corporale, un paio di scudisciate, diciamo, per il suo incauto autore) e che in originale è sempre THE BROWNING VERSION).

Io non so voi, ma a me il cinema inglese piace da morire; spiegarvi il perché è forse materia più di uno psicoterapeuta che di un pur attento conoscitore di cinema. Ragionando a spanne, non posso non invidiare da un lato gli alunni che sono passati da un college prestigioso, ma non riesco, dall’altro, a non pensare a tutta un’educazione rigidissima, ingiustamente sprezzante, traboccante di spocchia e di boria tutta britannica.

Sarà sufficiente ricordare SE…IF… (1968) di Lindsay Anderson per rendersi conto del livello spregevole di relazioni tra insegnanti, “prefetti” e allievi che regnava in quel college di Cheltenham.

E che dire di GIOVENTU’, AMORE E RABBIA (1962) (THE LONELINESS OF THE LONG DISTANCE RUNNER, capolavoro di Tony Richardson e del free cinema? Certo, lì si trattava di un riformatorio, per carità, ma l’atmosfera è sempre quella, sprezzante, scostante e insopportabile.

 

Greta Scacchi

I protagonisti (1992): Greta Scacchi

Un tipo di educazione di questo genere, prossimo a causare il rifiuto, parrebbe riproporsi nelle generazioni successive; gli alunni, passati attraverso umiliazioni e offese di ogni genere, invece di migliorare e rendere più umana la loro condotta verso i sottoposti, provano un certo qual gusto nel riproporre il vecchio stile spietato e privo di ogni empatia, come a dire “Ci siamo passati noi ed ora tocca a voi”. D’altronde la classe dominante britannica viene da lì, da quel tipo di scuola e ciò, in parte, ma solo in parte, chiaro, spiega le ragioni di quanto sia pervicace e duro a morire il classismo britannico e la scarsa permeabilità sociale. E spiega, anche se in parte, l’ostinazione con cui i laburisti inglesi insistono nell’uso di un accento da college e non più colloquiale (vedi Tony Blair, Margaret Thatcher (anche se conservatrice era di origini umili) e lo stesso Keir Starmer).

Appartenere all’upper-middle class è un vanto da far pagare duramente verso chi ne è escluso. Non potendo farlo nella vita quotidiana, data la distanza sociale che impedisce relazioni strette con la gente comune, nella scuola lo si faceva (o lo si fa tutt’ora?) con i piccoli rampolli dei dirigenti, piccola e meschina soddisfazione che rende meno insopportabile il presente ma appena sufficiente da poter credere di avere un ruolo non da paria, ma di rispettabilità sociale.

Ma veniamo al film in questione. Il regista Mike Figgis, inglese di Carlisle, non è poi un regista così affermato. Dopo l’iniziale successo di STORMY MONDAY LUNEDI’ DI TEMPESTA (1988), la sua carriera ha conosciuto fiaschi e qualche successo: un buon regista e nulla più, verrebbe da dire.

Il protagonista è Albert Finney, molto conosciuto a noi ex-giovani per essere stato l’interprete di TOM JONES (1963) e, soprattutto di DUE PER LA STRADA (1967) (TWO FOR THE ROAD) dI Stanley Donen) vero e proprio film cult per noi ventenni di allora. Attore di grande talento, (lo si paragonò addirittura a Sir Laurence Olivier, vero mostro sacro).

Nel nostro film, Finney interpreta il ruolo del professor Andrew Crocker-Harris, titolare della cattedra di letteratura classica presso la Milton Abbey School, un personaggio odioso per la sua supponenza e la sua incapacità di costruire un rapporto anche minimo di empatia con i suoi alunni, che egli tratta come fastidiosi ignorantelli dall’alto del suo piedistallo di vanità e presunta superiorità. Non solo i suoi allievi, ma anche tutti i suoi colleghi non lo sopportano. Per non parlare di sua moglie Laura (una Greta Scacchi imbruttita) che da tempo lo disprezza e gli mette voluttuosamente le corna con un di lui collega.

L’annuncio della sua intenzione di lasciare il college, al di là delle convenzionali formule di auguri da parte dei colleghi, rende contenti un po' tutti, dal preside che si libera finalmente di un uomo inviso a tutti e pure a lui, ai suoi colleghi che finalmente non avranno più a che fare con un collega così scostante e supponente, a sua moglie che intravede la possibilità di maggior libertà e quindi maggiori opportunità di vedersi col suo amante, un collega di Andrew, tra l’altro. Quanto ai suoi alunni, non sembra vero di smettere di sorbirsi le sue noiosissime lezioni prive di ogni spunto brillante e passabilmente divertente, piene invece di cupe letture e traduzioni di testi classici, condite invariabilmente di acidi commenti negativi sulla preparazione, l’ingegno e le capacità dei suoi ragazzi. Ad un suo alunno, Taplow, rimprovera un suo sorriso durante la traduzione e lettura dell’AGAMENNONE di Eschilo e gli chiede di commentare la frase latina di cui sopra e cioè SCIENTIA EST CELARE SCIENTIAM.  Assurdamente, il professore con questa frase viene a smentire sé stesso, in quanto egli non cela infatti il proprio sapere e anzi lo usa per schiacciare con la sua conoscenza i timidi tentativi dei suoi allievi di tentare una possibile interpretazione.

 

Matthew Modine

Transporter: Extreme (2005): Matthew Modine

La chiave del film sta qui e cioè nella discrasia in Crocker-Harris, (il cui nomignolo è per i suoi allievi Hitler),tra il sapere e il talento nel porgere questo sapere agli altri senza opprimerli e senza far pesare la loro non conoscenza. Il nocciolo dell’insegnamento non è forse questo?

Tutta l’impalcatura virtuale e fragile del sapere del professor Crocker-Harris crolla quando uno dei suoi allievi, Taplow appunto, che il giorno prima ha deriso di fronte a tutti, gli si avvicina educatamente e gli consegna un libro che ha appena acquistato in una bancarella di libri di seconda mano. Si tratta dell’AGAMENNONE nella versione tradotta da Browning. Li per lì, Andrew, sconcertato, mormora qualche parola di apprezzamento per Taplow e per la sua diligenza. Lo sconcerto diventa poi sbigottimento quando Taplow gli dice che il libro è per lui, visto che nelle lezioni apprezzava tale versione e che il suo è un regalo, segno della riconoscenza verso il suo professore.

Dopo aver riflettuto qualche secondo, il vecchio professore, mostra, con un silenzio pieno di dignità, un insopprimibile senso di vergogna per essere stato messo così a nudo, nelle sue ridicole vesti di educatore privo di ogni umanità. E allora, forse per la prima volta, comincia a commuoversi e a piangere, senza imbarazzo di fronte a quel suo piccolo alunno, capace di un gesto tanto grande quanto imprevedibile.

Julian Sands

The Medallion (2003): Julian Sands

Finney, qui, dà prova di un talento straordinario, passando da un’espressione quasi arcigna a un atteggiamento assolutamente imprevedibile in lui, e cioè la consapevolezza del fallimento di un’intera carriera, costruita sulle labili sensazioni, illusioni di superiore conoscenza distaccata da un mondo volgare, dove l’ignoranza è la misura della distanza tra lui che “sa” e gli altri che non “sanno”.

Tutto ora sembra cambiare in lui; pretende di pronunciare il secondo discorso di fine anno, ritenuto il più importante, trova il coraggio di confessare alla moglie ciò che entrambi sanno e che non hanno mai osato dire e cioè che non vi è mai stato amore tra loro e, soprattutto, dichiara, nel suo discorso a tutta l’assemblea di studenti, genitori ed autorità, di considerare fallimentare tutta la sua attività di insegnante, proprio per la sua incapacità di capire le esigenze degli allievi e di comunicare con loro, chiuso in un suo mondo arcaico e lontano ed incapace di scendere sulla terra fra i suoi alunni verso i quali ha costruito una stupida barriera di supponenza, compatimento per le loro mancanze e un’insopportabile boria che lo ha definitivamente allontanato da tutto e da tutti.

Michael Gambon

Charlotte Gray (2001): Michael Gambon

Sua moglie, sorpresa da questa confessione tanto sincera quanto imprevista, decide comunque di abbandonare marito ed amante (che non le dimostra più l’affetto che lei cerca) e, caricate le valigie su un taxi, se ne va. La scena finale vede il professore camminare da solo nella campagna attorno alla scuola. Lo si vede di schiena, ma lo si immagina finalmente più leggero, quasi sereno.

Un film da non perdere.

 

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