Regia di Ai Weiwei vedi scheda film
VENEZIA 74 - CONCORSO
Flussi di anime, transumanze umane viste dall'alto dei cieli a formare panoramiche che paiono coreografie studiate a tavolino. Tutt'altro, invece, come ben sappiamo.
Dalla Syria e in generale dai paesi dell'area centro africana e mediorientale del globo; masse di vita abbandonano le proprie esperienze, la propria casa, per cercare riparo da guerre e persecuzioni che li affliggono e li minacciano.
L'eccentrico artista e documentarista Ai WeiWei ci fa vivere il senso completo di un esodo di portata epocale di cui noi italiani conosciamo, come diretti geograficamente interessati, solo uno dei capitoli finali, o quello conclusivo ogni qualvolta i migranti si vedono chiudere le porte per ulteriori spostamenti in altre mete europee ben più ambite del nostro paese.
WeiWei riflette anche sulla circostanza di come, ai tempi del crollo del muro di Berlino, i paesi con le frontiere bloccate da filo spinato fossero non più di una decina, mentre ora si aggirano o superano i settanta.
Il senso del limite invalicabile, la minaccia di un filo spinato che rinnega principi umanitari che sembravano principi inviolabili almeno nel nostro Occidente, crollano e vengono platealmente rinnegati proprio dagli esponenti di quei paesi che ne hanno reso possibile la nascita e diffusione.
Il regista non rinuncia al vezzo di apparire e farsi riprendere: fa parte del proprio modo di apparire e presentare il suo concetto di arte, il proprio messaggio, l'irriverenza del proprio concetto di dissidenza.
Stravagante in alcuni momenti, ma limpido nel messaggio drammatico di fondo.
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