Regia di Cristian Marazziti vedi scheda film
La notizia è definitiva: anche noi abbiamo il nostro Robert De Niro, il fuoriclasse che si sputtana con filmetti ignobili come questo. Si chiama Fabrizio Bentivoglio. Lo si è visto recitare per Anghelopoulos, Sorrentino, Mazzacurati, Soldini e i Taviani, ma da qualche tempo gli piace rivestire i panni della vecchia gloria che recita col pilota automatico a fianco di attori che non valgono una sua unghia. È quanto accade anche in questo sconcertante episodio della commedia italiana che si chiama Sconnessi (vedere, per avere un'idea di come può essere trattato lo stesso tema, Disconnect, si parva licet). Film che sembra partorito dai pochi neuroni residui di un bambino ritardato. Nel sontuoso chalet di montagna sito a San Martino di Castrozza si riuniscono, oltre al padrone di casa (uno scrittore in crisi), la sua giovane compagna in dolce attesa (Crescentini), parenti assortiti e parassiti di quest'ultima e i due giovani figli del facoltoso intellettuale, in aperto conflitto col padre. Il quale è un forsennato detrattore delle tecnologia informatiche (casomai non fosse chiaro, la didascalia fa vedere che l'uomo digita ancora su una macchina da scrivere), che spera in una riesumazione delle vecchie modalità di relazione. Un blackout del wi fi mette tutti nelle condizioni di trovare una via alternativa di comunicazione che non sia quella di stare in perenne simbiosi col proprio cellulare.
Acefalo fino all'irritazione, con dialoghi che farebbero passare per un fine letterato uno come Pier Francesco Pingitore, il copione prevede persino un pistolotto che si risolve nel cerchiobottismo del sottofinale. Il cinema italiano al suo grado zero di scrittura.
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