Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Antonioni, l'uomo dal deserto nel cuore. Così definirei il regista. Al di là di questo epigramma, il film si fa guardare volentieri, nonostante il suo ritmo lento e viscoso. Il personaggio di Nicholson si potrebbe definire annoiato, apatico, indifferente, qualunquista, triste, e anche disperato. L'indifferenza e la leggerezza con cui mette in atto quell'assurdo piano di scambiarsi l'identità con uno che non sa neppure chi sia, e il suo perseverare in esso anche quando si trova ad avere più grattacapi che vantaggi rivelano il suo fregarsi di tutto tutti e la sua tremenda noia di vivere. Credo che Antonioni abbia fatto il ritratto di se stesso. In fondo non gli importa neppure della ragazza (la bella Maria Schneider), ma solo di scomparire al mondo e a se stesso; e forse alla fine succede proprio questo, in un epilogo surreale.
Che dire? La visione della vita di Antonioni fa venire il mal di pancia, ma il film si fa guardare volentieri, anche solo per vedere come andrà a finire. Questo giro di parole perché “bello” è un termine inadatto ad un'opera così apatica e livellata. Il titolo dev'essere farina di Carlo Ponti, che forse voleva alludere ad una classica storia di un reporter d'assalto.
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