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Professione reporter

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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La recensione su Professione reporter

di will kane
10 stelle

 Tramutarsi, camuffarsi, scegliere di far finta di essere qualcun altro per arrivare a ipotizzare un'altra esistenza:eppure non basterà al giornalista di successo David Locke, non lo libererà dal suo malessere, dalla sua fuga da ciò che è stato. Per due volte il protagonista rivolge alla ragazza misteriosa e anonima che lo segue la stessa domanda ("Che cazzo ci fai con me?"),per due volte un'automobile lo tradisce e lo lascia a piedi in un luogo lontano da tutto, per due volte c'è un uomo morto all'improvviso,in una spoglia stanza d'albergo,che ufficialmente è morto d'infarto, ma forse si è lasciato morire perchè stava andando da nessuna parte. Un film che in molti hanno amato da metà anni Settanta in poi:rivisto oggi,è uno dei lavori più belli di Antonioni,e, per esempio, confrontato ad un altro cult del regista ferrarese come "Blow up" appare molto meno datato, e più adatto ad un pubblico di ogni stagione, anche per ciò che lascia dentro. I dialoghi scarni, apparentemente non profondi, combaciano con le immagini, di una pienezza abbacinante, dentro un flusso narrativo in cui è facile perdersi, quasi un cullare la mente come quando ci si abbandona ad un rollìo che stimola pensieri, riflessioni, constatazioni delle cose. Un cercare "l'altro da sè" che non lascia indifferenti,e trova sia in un Jack Nicholson straordinariamente duttile ed in una Maria Schneider enigmatica e sibillina i giusti tramiti verso lo spettatore:in altre parole,un'opera di altissimo livello.

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