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Professione reporter

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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La recensione su Professione reporter

di jonas
6 stelle

Inizio veramente intrigante: un giornalista in trasferta africana, lontano dalla casa e dalla famiglia, decide di assumere l’identità di un morto che gli assomiglia senza sapere in che guai andrà a cacciarsi. Sarà anche perché Nicholson ha la faccia giusta, la speranza mette le ali: forse questa volta Antonioni ha deciso di dirigere un film come quelli veri, dove succedono le cose, i personaggi hanno una loro credibilità psicologica e parlano come le persone normali. Invece, a poco a poco, riecco il solito vagabondare insensato, i soliti dialoghi inascoltabili. E il pur pregevole piano sequenza finale, con l’omicidio fuori campo, trova uno spettatore ormai esausto ed esasperato.

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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. siberth
    di siberth

    Veramente se si analizza bene è il regista che svolge un'opera e la consegna al pubblico; e consegna la Sua opera, quindi siamo noi a doverci avvicinare a lui e non il contrario e questa è logica non fuffa.
    Secondo non si discute che i luoghi comuni contengano delle verità, ma non è questo il punto e ribadisco è profondamente ingiusto e riduttivo dire se tutti dicono che è noioso sarà noioso, non è una conta il giudizio non dipende da quanti lo danno e soprattutto certe fattispecie di linguaggio, questo si, non sono accessibili a tutti. Pertanto ok al non capisco, non mi piace, non racconta storie, ma mettere in dubbio qualcosa che non si capisce, minarne la ragione artistica è presuntuoso e riduttivo.
    Inoltre consiglio di guardare bene i primi film di Anotioni che non raccontano certo storie...se li intendiamo come tali ci è sfuggito il vero sneso di cosa sia per questo maestro lo sguardo e l'indagine tramite il cinema.

  3. jonas
    di jonas

    Non concordo con la tua prima frase: il regista ci consegna la sua (preferirei usare il minuscolo) opera ma NON "siamo noi a doverci avvicinare a lui", l'ideale sarebbe incontrarsi a metà strada. Esiste un patto narrativo fra autore e pubblico, esiste un orizzonte di attese: si può benissimo disattendere il primo e stravolgere il secondo (anzi, ben vengano le opere che lo fanno e il loro effetto straniante), ma bisogna farlo in funzione di uno scopo che ne valga la pena. Per capirci: posso gradire anche un film noioso, però l'autore mi deve dare qualcosa in cambio della noia che mi infligge; il problema è che Antonioni mi dà in cambio veramente poco, nei suoi film peggiori (L'eclisse e Deserto rosso, con dialoghi semplicemente inascoltabili) quasi nulla, e allora perché dovrei apprezzarlo? solo perché è considerato un Autore (questa volta il maiuscolo ci vuole)? Ma ciò che più fa rabbia è il fatto che promettesse ben altro: per me ha dato il meglio con Cronaca di un amore e La signora senza camelie (4 stelle), si è perso a fine anni '50 (anche se, ammetto, forse con un po' di generosità per L'avventura potevo arrivare a 4 stelle) per poi ritrovarsi parzialmente un decennio dopo (Zabriskie Point 4 stelle con riserva, Blow up e Professione reporter hanno almeno il pregio di essere intriganti). Giudizio sintetico: "non c'è trama, non c'è sguardo, solo tanta elegante insensatezza fine a sé stessa" (mi permetto di rubare una frase della tua opinione su Al di là delle nuvole).

  4. dedo
    di dedo

    Sono completamente d'accordo con jonas e consiglio di leggere gli interventi che furono scritti a suo tempo sulla mia opinione in merito a questo film.

  5. siberth
    di siberth

    Ma se tu non capisci un Autore non è colpa sua...ammetti di avere dei limiti come li hanno tutti...non scaricare sempre la colpa sugli altri.
    E comunque adesso mi sono stufato guarda quello che ti pare e autogiustificati come vuoi sei solo tu a perderci.

    E all'altro rispondo che non ho tempo di leggere i gudizi degli altri comunque ben per lui se è d'accordo.

  6. jonas
    di jonas

    Tutti abbiamo dei limiti, certo, chi lo ha mai negato? Sempre a tua disposizione.

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