Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Uno dei miei preferiti tra i film di Antonioni e probabilmente uno dei suoi risultati più alti, si riallaccia idealmente all'"Avventura" del 1960: anche qui c'è la sparizione di una persona che è stanca della propria identità e del proprio fallimento esistenziale e che, approfittando di una fortuita coincidenza, si illude di potersi costruire una nuova esistenza (indubbia anche l'influenza pirandelliana del "Fu Mattia Pascal"). Definito dall'autore un "film intimista d'avventure", trae molto del suo fascino dalle ambientazioni splendidamente valorizzate dalla fotografia di Luciano Tovoli (il deserto del Sahara, Londra, Monaco, Barcellona e la provincia spagnola), ha un ritmo meno languido rispetto a molte opere precedenti, è più compatto e coerente nella tematica e non risente quasi mai delle cadute di sceneggiatura e di dialogo che, in altri casi, stridevano con le immagini del regista ferrarese. Il famoso piano-sequenza finale non è un mero prodigio di tecnica fine a se stesso, ma un affascinante tour de force visivo che mette alla prova la percezione dello spettatore nel momento cruciale in cui il protagonista viene ucciso dai sicari, pur senza mostrarci l'esecuzione. Nicholson conferma la sua versatilità di attore entrando perfettamente in sintonia con le atmosfere di Antonioni, mentre Maria Schneider, pur avendo un ruolo meno approfondito psicologicamente, risulta fresca e spontanea. Secondo il prestigioso critico americano Vincent Canby del New York Times, Professione reporter è "the most entertaining of Antonioni's films" (il film più piacevole del regista), ed è anche uno dei più coinvolgenti grazie a un inedito uso della suspense. Infine una curiosità: come ha osservato giustamente Aldo Tassone, l'attrice Jenny Runacre, che interpreta la moglie di Nicholson, assomiglia molto a Monica Vitti. Solo una coincidenza? Tuttavia il film, rispetto alle prove degli anni 60 come la trilogia dell'alienazione e "Blow-up", forse è meno innovativo a livello formale e dunque nelle classifiche dei critici non si è mai piazzato così in alto come le altre opere.
Voto 9/10
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