Regia di Ruth Mader vedi scheda film
In un futuro non troppo lontano la società si è standardizzata e conformata sempre più a una vita orientata verso il successo e l'affermazione (lavorativa, familiare e sociale) di sé. Alexander (Fritz Karl, sorprendentemente somigliante a Colin Firth in certi istanti) è un padre di famiglia che vive in apparente serenità con la moglie e il figlioletto; quando però comincia a paventare una minima traccia di sofferenza e stress, viene interrogato da un rappresentante della Life Guidance, strana associazione di ausilio psicologico per chi si trova in crisi in una delle tre dimensioni esistenziali sopra citate. La presenza di questa misteriosa compagnia diviene sempre più insidiosa e assillante, e finisce per instillare in Alexander un fortissimo senso di paranoia, finanche a minare la sicurezza della sue gelida vita privata.
Più si procede sul sentiero della verità, più Life Guidance di Ruth Mader scivola in un abisso di ghiaccio e silenzio. Condividere con il protagonista paura e sospetto per tutto non è difficile, specialmente grazie al cinismo e alla volontaria "meccanicità" della regia della Mader, uno sguardo robotico che estremizza la rigidezza di una camera fissa allo scopo di rendere l'inquadratura un microcosmo sul punto di implodere, alla maniera di Michael Haneke e di Ulrich Seidl. E proprio col primo (e in particolare con Caché) che si deve confrontare il film quando la paranoia si oggettivizza in alcuni misteriosi dischetti che Alexander trova nella sede della Life Guidance. Ed è invece col secondo che si costruisce un riferimento netto quando, per presentare personaggi o situazioni, la Mader spara allo sguardo spettatoriale un ritratto in campo lungo di personaggi o di cose.
Il forte senso di suspense è dato dalla geometria allucinata degli spazi e del design futurista, come avviene spesso in altre fantasie distopiche: si pensi all'Arancia kubrickiana o al Mondo sul filo di R. W. Fassbinder. Certi ambienti interni sembrano citazioni letterali dei due film in questione, e non è un caso il riferimento visto che il cuore di Life Guidance sta proprio nell'incubo di una società che nega il libero arbitrio alimentando la paura dell'uomo moderno, esattamente come nei due film citati. Infatti Alexander diventa un inetto, a confronto con la società che lo circonda, totalmente assuefatta a standard di vita stabiliti dall'alto; un inetto che vede tutte le sue certezze demolite in un terrificante crescendo, che non disdegna affascinanti derive di atmosfera tarkovskijana.
La confezione di Life Guidance è patinata e raffinata, e gode di un utilizzo ingenuo ma efficace della colonna sonora, serrata e utile per costruire ad hoc grossi coups de théatre. Però i plot twist, talvolta prevedibili talvolta no, sono messi al servizio di una metafora molto già sentita, che qui trova luce tramite aneddotiche modalità narrative. Siamo, insomma, ben lontani dalla proposizione di qualcosa di nuovo: ma se vogliamo essere positivamente assuefatti da un genere di cinema così affascinante, che ricorda prepotentemente l'importanza del cinema austriaco per il cinema europeo contemporaneo, allora Life Guidance è da non perdere.
Unico film austriaco di Venezia 74, presentato in concorso alle Giornate degli Autori.
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