Regia di Valentina Pedicini vedi scheda film
VENEZIA 74 - GIORNATE DEGLI AUTORI
La giovane Anna lavora come infermiera presso un austero istituto di accoglienza per anziani incastonato alle pendici di una amena valle montana della Svizzera.
Quando in giorno si presenta alla reception una nuova paziente, Anna non può fare a meno di riconoscere nella donna la antica carceriera che, proprio in quelle stesse stanze, eseguiva turpi esperimenti su ragazzi nomadi di una etnia scomoda e da estirpare: la stessa a cui appartiene la medesima Anna, in qualche modo scampata a quel genocidio silenzioso ed anonimo. Capiremo perché la stessa ragazza ha stretto un patto col bizzarro manovale del ricovero, incaricandolo di effettuare scrupolose ricerche scavando sistematicamente buche attorno all'area che delimita il grande parco della proprietà.
Ispirato alle opere della scrittrice Mariella Jenisch, che ha vissuto sulla sua pelle il calvario perpetrato subdolamente e senza clamori ai danni di molti bambini di etnia nomade Jenisch - sottoposti a sadici esperimenti di lobotomia, elettroshock e sterilizzazione - "Dove cadono le ombre" è un'opera prima (intesa come lungometraggio di fiction, essendo l'autrice già stata impegnata in passato con un documentario ed un cortometraggio) interessante e lodevole per gli scottanti contenuti, per la suggestiva ambientazione montana, resa ancor più interessante dalla bella fotografia carica e lucida, ma un po' carente e dilettantesca nella forma ed imppstazione del racconto.
Nonostante la presenza forte e carismatica di una attrice di gran temperamento come Elena Cotta (truccata ed arrangiata esteticamente tuttavia in modo così bizzarro da apparire quasi più giovane al suo ritorno da paziente nella casa di cura, piittosto che nei flash-back che la ritraggono come dottoressa all'opera in crudeli quanto inutili esperimenti oltre dieci anni prima), il film stenta a decollare, nonostante i punti di forza della vicenda in questione, bloccato da dialoghi e situazioni, nonché personaggi minori, un po' troppo semplicisticamente abbozzati, caricaturali, che impediscono alla vicenda di scorrere in modo lineare e sciolto.
Pure il personaggio di Anna, reso con impegno dalla giovane Federica Rossellini, viene un po' costretto dalla centralità del suo ruolo a strafare in atteggiamenti e cambiamenti di registro sin troppo repentini e decisamente poco naturali per riferirsi ad una vicenda vera, e non a fatti di fantasia.
Detto questo, l'impegno di raccontare una aberrazione tenuta vergognosamente celata fino ad un trentennio orsono dalle regole di una neutralità svizzera che permette talvolta di dare rifugio e protezione, ma anche di nascondere atti o comportamenti illeciti o, come in questo caso, azioni e procedure disumane, contro natura ed ingiustificabili - rende questa pellicola imperfetta, un po' eccentrica e organizzata narrativamente in modo piuttosto disordinato, una testimonianza preziosa ed utile a documentare le fasi drammatiche di un ennesimo comportamento infame della razza umana contro se stessa.
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