Regia di Ermanno Olmi vedi scheda film
Basterebbe la descrizione di una sola sequenza per comprendere la maestria dell'Ermanno Olmi anni '60 (definito da Tatti Sanguineti come il più importante regista industriale del cinema italiano): quando uno psichiatra racconta la percezione del giovane depresso come quella di una persona avvolta da un telo bucato, che lascia intravedere solo a tratti la realtà, l'allora giovane regista bergamasco inquadra la giovane protagonista attraverso una tenda, trasparente e opaca a strisce alterne. E' così che l'uso della voce fuori campo diventa, nel mediometraggio documentario di Ermanno Olmi, mezzo di comprensione e scandaglio del reale e del sociale tramite l'occhio e l'immagine.
Il tentato suicidio nell'adolescenza è stato ritrovato in un archivio di Brescia e consegnato prontamente all'Istituto Luce, che ne ha reso possibile l'anteprima il 31 agosto 2017 in quel di Venezia 74. Ciò che è venuto alla luce dopo quasi 50 anni di vera e propria censura è uno sguardo fermo e lucido (quasi spietato, nella sua logicità) su quella che sembra la depressione esistenziale di un'intera generazione. Mentre altri registri ben noti in Italia affrontavano di petto l'esperienza del sogno, o indulgevano in vuoti esistenziali che si ripercuotessero quasi romanticamente sul paesaggio circostante, Olmi intraprende la strada del "semi"-documentario per far luce su dinamiche esistenziali e filosofiche deducibili addirittura da dati statistici, numeri e consulenze psichiatriche. Non si tratta di un sotterfugio, ma di un atto di coraggio, e infatti in questi 38 minuti non si censura nulla della descrizione del male della mente adolescenziale. Si scende così tanto nel profondo che sotto praticamente tutti i punti di vista il film non appare invecchiato di una virgola.
La scelta di raccontare tramite immagini ricostruite il caso di una giovane ragazza aspirante suicida a causa di una delusione d'amore porta poi il discorso della realtà rappresentata a un livello riflessivo alto e attentissimo, estremamente attuale anche da un punto di vista cinematografico: può il montaggio essere vero portavoce della miseria umana? Pur volendo attenersi a uno stile quasi cinegiornalistico, il film vanta momenti di estrema intensità lirica, dovuti a un ritmo veloce, avvincente e dettagliato. Necessario il recupero.
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