Regia di Hun Jang vedi scheda film
Uno dei più straordinari successi del cinema sudcoreano degli ultimi anni, A Taxi Driver del regista Jang Hoon (ex-aiuto regista di Kim Ki Duk e regista del simpatico Secret Reunion), è anche uno dei migliori prodotti di quel cinema commerciale autoctono che da diverso tempo dimostra di voler fare i conti con la storia del proprio paese (da ricordare, tra gli altri, almeno JSA – Joint Security Area di Park Chan-wook, e Memories of Murder, di Bong Joon-ho).
E nel caso di questo film, si tratta indubbiamente di una storia tragica e toccante, narrata dal regista e dal suo sceneggiatore per mezzo di una sapiente alternanza tra la commedia (il prologo un po’ sciocco ma che è utile ad introdurre la personalità del tassista e ad avvicinarlo agli spettatori) e, via via sempre più predominante, il dramma (tra le tante scene riuscite, sicuramente da ricordare almeno quella dell’eroico intervento dei tassisti in favore dei feriti sui quali i soldati continuano a sparare indiscriminatamente).
Nonostante la non indifferente durata, il film regge, mantiene alta la tensione e costruisce situazioni emblematiche, talvolta esilaranti, talvolta commoventi, ma sempre capaci di far riflettere.
Il protagonista stesso subisce un processo di maturazione che lo porta alla consapevolezza e, di conseguenza, alla compartecipazione, mentre se Hinzpeter, il reporter, inizialmente viene tratteggiato come freddo e in parte distaccato, unicamente interessato al successo del proprio lavoro, man mano anch’egli finisce per rendersi partecipe delle vicende e delle agonie degli abitanti (fino a culminare nella scene dell’ospedale, che non scade né nel patetismo né nel sensazionalismo).
Le scene di massa sono efficaci tanto quanto quelle più raccolte, e per tramite dei due protagonisti e delle traversie in cui incorrono, il film rende presente la Storia allo spettatore senz’alcun inutile sottolineatura didascalica, e contribuisce non di meno a rivitalizzare e mantenere viva la memoria di uno dei momenti più cupi della storia sudcoreana del secolo scorso.
La memoria di una vicenda fortemente sentita, per ovvi motivi, dai sudcoreani (anche per via di aspetti in parte ancora poco chiari legati a quanto avvenuto).
E’ un occasione di scoperta, questo A Taxi Driver, per lo spettatore occidentale, sia dei fatti accaduti (nel qual caso non ne fosse già a conoscenza), sia, per l’ennesima volta, delle qualità del cinema coreano migliore, troppo spesso poco valorizzato e mal distribuito in Italia e altrove.
Straordinaria la prova del protagonista Song, uno degli attori più celebri del cinema del paese (ma lo saprete già...) e uno dei pochi conosciuti anche all’estero (protagonista, oltre a questo, anche di numerosi altri celebri film, tra i quali, ad esempio, The Host [imperdibile], Il buono, il matto, il cattivo, Snowpiercer).
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