Regia di Hun Jang vedi scheda film
Film spiazzante, questo quarto film di Jang Hun, specializzato in ricostruzioni storiche legate al suo Paese, la Corea Del Sud. Già nell'ottimo "The Front Line", girato durante la Guerra di Corea, dava esempio della sua bravura ma in "A Taxi Driver" firma quello che al momento è il suo film più riuscito. Dicevo "film spiazzante", perché ha un inizio, la prima mezz'ora, da commedia scanzonata e un po' irritante, tanto quasi da scoraggiarmi il continuare della visione, ma poi il film si spiega, si apre e, nello stesso tempo, ti stringe alla gola mano a mano che ci si avvicina alla città di GwangJu, dove è in corso una rivolta degli studenti di sinistra. Siamo nel 1980 e il protagonista, uomo qualunque, apolitico, vedovo e taxista per necessità, si troverà nel mezzo di una repressione militare terribile e brutale, degna dei peggiori regimi, che cambierà per sempre la sua vita. Una storia incredibilmente vera, la sua e quella del giornalista tedesco che riuscì a catturare le immagini di quei giorni e ad informare il mondo, proprio grazie all'eroismo del protagonista e di molti altri taxisti locali. Insomma, i taxisti non sono sempre degli stronzi, almeno in Corea. Opera, quindi, che cresce enormemente con il passare dei minuti, divenendo quasi insostenibile: certo ha qualche lungaggine, ma niente che Hun non riesca a tenere a bada, e poi l'empatia verso quei poveri disgraziati è così alta che non ci si fa caso. Film importante, come quasi sempre dalla Corea Del Sud, che racconta quei dieci giorni di follìa, in cui più di 2000 studenti furono uccisi. Doloroso, potente, necessario.
ps: la versione su Amazon Prime è senza sottotitoli e questo, in certe parti del film, è una grave pecca. Scandaloso.
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