Regia di Matthew Ross vedi scheda film
Una storia sgangherata, la Siberia e dieci diamanti blu, e soprattutto una barista ninfomane. Sullo sfondo, un attore sfocato che una volta si chiamava Keanu Reeves.
Scott B.Smith e Stephen Hamiel sono gli autori dello script di questo pessimo lavoro diretto da Matthew Ross e interpretato dal buon Keanu Reeves, ambientato in Siberia, luogo dove volentieri manderei l'intero cast dopo quasi due ore di una storia sconclusionata, inguardabile. Trattasi di un pseudo thriller dalla matrice quasi spionistica, conclusa come peggio non si poteva, farcita sino all'inverosimile di scene di sesso meccaniche e mai accattivanti, e dove il suono dei baci morsicati prevarica tutto il resto.
Lui (Reeves) deve vendere 10 diamanti blu ad un potente gangster russo cocainomane, pazzo e capace di tutto, anche di fare cambio con la propria donna per rapide e plateali prestazioni sessuali.
Sempre lui (Reeves) scopre che il suo socio, quello con i diamanti veri, è sparito, e dei diamanti che ha con sè sono tutti falsi tranne uno. Stranamente attira in questo villaggio siberiano dove deve vendere la sua merce un gruppo di amici del luogo, che prima lo pestano e poi lo accompagnano ad una caccia all'orso.
Nel frattempo, la barista prima lo maltratta per averla difesa, poi lo ospita, poi se lo fa, poi se lo fa, se lo fa ancora, e ancora, e ancora.
Il film è questo qui, dialoghi scadenti ("quando arriverai in città ti dimostrerò quanto ti desidero" risponde Reeves alla ninfomane russa, restia a raggiungere il tipo in città solo per restituirgli una candela regalatale la sera prima). Non si tratta di noir, e nemmeno di similbeige, ma di inutile perdita di tempo speso per guardare – a tratti con avanzamento veloce – uno dei film più "cachetici" della storia.
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