Regia di Drake Doremus vedi scheda film
Con Ridley Scott come produttore esecutivo e girato prima di ChatGPT, il film affronta in maniera intrigante e meno ingenua del solito, il rapporto con l'IA, con cui dovremo fare i conti sempre più spesso. Non si tratta più di chiedersi quale differenza ci sia tra uomo e macchina, ma piuttosto quale sia lo statuto di ciò che siamo... Voto 7.
Con Ridley Scott come produttore esecutivo e girato prima di ChatGPT, il film affronta in maniera intrigante e meno ingenua del solito, il rapporto con l'IA, con cui dovremo fare i conti sempre più spesso. Non si tratta più di chiedersi quale differenza ci sia tra uomo e macchina, ma piuttosto quale sia lo statuto di ciò che siamo, di ciò che proviamo, di ciò che riteniamo accettabile. Si tratta di passare dal costrutto gnoseologico (che sussume ciò che è umano o meno all'autoconsapevolezza, alla coscienza, alla differenza tra percezioni, sensazioni ed emozioni), al costrutto ontologico (in cui è umano ciò che è "reale" e non umano ciò che non lo è).
Attraverso alcune svolte (la rivelazione sulla natura di Zoe, l'incidente in auto, la solidarietà degli altri automi nel momento dell'eutanasia), il film ci porta a farci domande che già serbiamo nella memoria (Hal9000 che chiede se sognerà, il replicante che sa di non avere futuro e quello(a) che si innamora), ma soprattutto ad elaborarne di nuove, più evolute e complesse.
Se un automa può provare dei sentimenti, ammesso che questo significhi qualcosa (ed il film ne dà una, pur parziale, spiegazione), che valore di realtà avrebbero questi stessi sentimenti se un umano potesse accenderli e spegnerli a comando, ad esempio tramite un farmaco ? Sarebbero meno reali soltanto perché soggetti alla persona che li induce, oppure anche perché ridurrebbero questa esperienza ad una molteplicità ? Alcuni psicologi affermano che l'essenza dell'innamoramento sta nella sua quasi unicità, e che quindi ci si può innamorare solo poche volte nella vita, dato che ad ogni evento corrisponderebbe una qualche trasformazione del sè. Dicono anche che moltissime persone non si innamorano mai (di un altro essere umano...), e che questo non sia un passaggio necessario. Ammesso che ci possa essere convergenza di opinioni su ciò che significhi innamoramento...
Comunque, il film non dà una risposta univoca a questa domanda, ma piuttosto comincia ad esplorare anche altri ambiti dell'automazione umanizzata, come la mortalità autoinflitta, e la compassione (Zoe va incontro ad un incidente "mortale" per aiutare una sua "collega", che le ricambierà il favore durante l'eutanasia), senza però avere il coraggio (e non c'è spazio in un singolo film anche per questo), ad equiparare ogni sentimento ad un sistema valoriale di tipo umano, cioè ad includere nelle risposte comportamentali degli automi anche la rabbia e la violenza (eppure l'eutanasia ne è una forma, almeno in questo caso). Il limite di questo film, comunque ben recitato, e dai toni piacevolmente intimistici, sta proprio nel definire le domande che sapremo porci nel futuro, per esempio se saremmo in grado di implementare un'etica, invece di una morale (ad es. le famose tre leggi): ma un'etica presuppone una certa consapevolezza ed accettazione della vulnerabiltà propria ed altrui, del dolore e della sua inevitabilità, della mortalità non come semplice arresto della coscienza, ma come vissuto continuo e costante del morire.
Non a caso, per innamorarsi, ognuno deve essere in grado di accettare la propria vulnerabilità e finitezza.
Voto 7.
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