Regia di Ramin Bahrani vedi scheda film
71 CANNES FESTIVAL 2018 - FUORI CONCORSO - SÉANCE DE MINUIT
Nella solita società futurista del solito futuro distopico ricreato semplicemente e goffamente attraverso videoclip inseriti tra le pareti di cristallo di grattacieli nemmeno molto avveniristici rispetto ad una attuale Dubai (bella razzia spudorata da Blade runner in avanti), la autoptoclamata democrazia smentisce i suoi presupposti distruggendo metodicamente ogni pubblicazione cartacea, memoria e spirito libero di una libertà che la nuova autorità vuole cancellare altresì dai ricordi.
Sarà compito dei vigili del fuoco attuare una sorta di azione contraria al loro abituale lavoro. Seguiamo un motivato membro di tale forza (un lanciatissimo Michael B. Jordan, qui coivolto pure in veste di produttore esecutivo) svolgere il suo lavoro con forsennata motivazione, salvo ripensamenti.
Senza inutili mezzi termini, FAHRENHEIT 451 è un remake eretico e farneticante che una coerente legge del contrappasso dovrebbe destinare ad essere bruciato al rogo.
Folle anche solo pensare di poter rigirare un film tratto dal romanzo di Ray Bradbury per almeno 2 motivi: uno è che la trasposizione-capolavoro la fece Truffaut in un pertinente 1966; la seconda, superflua ma reale, è che un remake ambientato in un futuro distopico non ha più ragione d'essere già a partire dal titolo, che fa riferimento alla temperatura alla quale brucia la carta: ma ha senso parlare di carta quando già oggi la stessa è ormai ampiamente superata e sempre più sostituita da supporti informatici e altre memorie di raccolta?
No non ha senso per nulla, in coerenza con questo brutto ed inutile rifacimento. Michael Shannon dovrebbe stare molto attento a scegliersi i prossimi ruoli da "méchant": è ormai da troppo tempo sempre e solo la stessa maschera sbiadita.
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