Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA ROMA 2017
Genovese tenta di battere il ferro ancora caldo sull'onda del particolarissimo Perfetti sconosciuti, ma si incastra da solo in un'operazione dalla presunta grande ambizione sorretta da un'impalcatura di balsa.
Un misterioso tipo seduto sempre allo stesso tavolo dello stesso bar tavola calda, riceve a turno personaggi che vogliono soddisfare i loro desideri o risolvere situazioni spiacevoli, commissionando loro, in cambio, azioni più o meno spregevoli.
Il plot sarebbe pure intrigante.
Assistiamo ad una carrellata di storie che si accavallano e finiscono per intersecarsi: istinti e passioni, vendette e bramosie, lussurie e tormenti.
Tutto lo scibile della pochezza umana viene alla luce dinanzi a questo soggetto (un Mastandrea ancor più ingessato del solito) che promette gioie e miracoli in cambio delle più svariate efferatezze.
“Lei è un mostro!” gli viene sibilato da una delle sue “clienti”, e la sua replica impassibile è: “Offro solo loro di che sfamarsi”.
Quando la Rohrwacher (qui nei panni di un'efebica suorina, ecco, ora si, veramente in parte..) gli chiede se crede in Dio, il tipo enigmatico risponde “Io credo ai dettagli”, e qui Genovese architetta un'autorete micidiale, perché è proprio sui dettagli - oltre che su un finale talmente impalpabile da indisporre non poco - che la sua pellicola sbraga indecorosamente.
Mastandrea è un totem costantemente incollato al tavolo della sua tavola calda, non schioda ne' di giorno ne' di notte, incontra una moltitudine di persone che non si sa come abbiano fatto a contattarlo, rischiano a ogni istante di “incrociarsi” nel locale svelando i loschi traffici, si bevono come se nulla fosse pozioni e soluzioni offerte in cambio di robe forti (c'è pure una signora attempata incaricata di far saltare con una bomba un tot numero di persone).
Noi in poltrona cerchiamo di capire dov'è il trucco (anche perché Perfetti sconosciuti riuscì comunque a prenderci in contropiede), assistiamo a queste ripetute performances da pièce teatrale dove l'immagine, la scena e il movimento pagano un pegno davvero eccessivo, cerchiamo di assuefare occhio e orecchio al cul de sac dove stà imboccando il meccanismo, ed alla fine, ci resta giusto il rimpianto per l'anziana signora, che non ha avuto la forza di far esplodere la bomba proprio dove pensava...
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