Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film
Affollata riunione di famiglia su un’isola. Il maltempo costringe il nutrito gruppo a rimanere sul posto: in un paio di giorni si consumano litigi e passioni, incomprensioni e riavvicinamenti.
È vero che Gabriele Muccino non ha mai fatto un cinema particolarmente avvincente, coraggioso e originale, ma con A casa tutti bene rischia di toccare il fondo della sua – pur apprezzabile – carriera. Perché Padri e figlie (2015) era indubbiamente meno vero, meno vivo, ma era comunque un prodotto su commissione; perché Baciami ancora (2010) non aveva grandi spunti alla base, ma si trattava di un sequel, di un’operazione commerciale anche in questo caso, e le mancanze potevano in qualche modo essere, se non perdonate, almeno comprese. Ma per A casa tutti bene si suppone che il Nostro abbia profuso le sue migliori energie, scrivendone la sceneggiatura insieme a Paolo Costella e mettendo insieme un cast di primo piano per i nostri schermi, che comprende fra gli altri Pierfrancesco Favino, Sandra Milo, Stefano Accorsi, Sabrina Impacciatore, Massimo Ghini, Claudia Gerini, Giampaolo Morelli, Stefania Sandrelli, Gianmarco Tognazzi, Carolina Crescentini, Ivano Marescotti e Valeria Solarino. Ciononostante pare proprio che stavolta Muccino non abbia nulla da dire, che ripeta alla rinfusa i soliti clichè del suo cinema e più in generale che rispolveri i luoghi comuni della pellicola ‘corale’ dimenticandosi che di un affresco si dovrebbe parlare e non di un modesto assemblaggio di disparate componenti, insomma di un patchwork alla buona. Alla consueta cura formale si associa qui un vuoto di contenuti abbastanza preoccupante, caratteristica che pone A casa tutti bene in linea di continuità con il precedente L’estate addosso (2016), la cui esistenza è peraltro causa di quel “rischia di toccare il fondo” utilizzato in incipit. 2/10.
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