Trama
Giuseppe, un sacerdote campano già missionario in Africa, opera in una piccola diocesi di Roma. Messo in crisi nella sua Fede, chiede al Vescovo di essere trasferito in un comune della sua terra, e così viene spostato in un piccolo paesino del napoletano. Giuseppe prenderà il posto dell parroco del quartiere, Don Antonio, un uomo dal grande carisma e dalla magnifica eloquenza, ascoltato e rispettato da tutti perché combatte una battaglia contro i sotterramenti illegittimi di rifiuti tossici. Don Antonio per meriti acquisiti sta per essere trasferito a Roma. Prima di partire Don Antonio introduce Giuseppe nella dura realtà del quartiere. Una volta rimasto solo, il sacerdote si dà da fare cercando di aiutare in tutti i modi la comunità, fino a quando, scoprirà la vera scomoda realtà di quel luogo. Giuseppe decide di seguire il suo percorso spirituale senza paura ma malgrado la sua grande tenacia e il suo coraggio, si scontrerà con una realtà molto dura che lo metterà nell'angolo.
Approfondimento
L'EQUILIBRIO: UN PRETE NELLA TERRA DEI FUOCHI
Diretto e sceneggiato da Vincenzo Marra, L'equilibrio racconta la storia di Giuseppe, un sacerdote quarantenne originario della Campania fa ritorno nella sua terra dopo anni trascorsi a fare il missionario in Africa e il prete in una piccola diocesi romana. Vittima di una crisi di fede, Giuseppe chiede al vescovo di essere mandato in un piccolo comune nel napoletano per sostituire don Antonio, trasferito a Roma per meriti acquisiti grazie alle sue lotte contro i sotterramenti illegittimi di rifiuti tossici nella famigerata Terra dei Fuochi. Ben presto, Giuseppe si dimostrerà degno successore di don Antonio ma cercare di aiutare la sua piccola comunità e combattere ogni tipo di ingiustizia si rivelerà per lui un compito difficile e talvolta disperato.
Con la direzione della fotografia di Gianluca Laudadio, le scenografie di Flaviano Barbarisi e i costumi di Annalisa Ciaramella, L'equilibrio viene così presentato dal regista: "Da quando ho iniziato a fare cinema circa 20 anni fa, ho custodito l'idea di voler fare un film sulla religione, un film su un cammino spirituale. L'idea è sempre stata "ossessiva" e cioè quella di raccontare un percorso cristologico ambientato nel reale, ma pieno zeppo di metafore e allegorie. Già nel mio secondo cortometraggio, La vestizione, girato nel 1998, avevo raccontato la storia di un ragazzo che prima di indossare gli abiti talari va in crisi. Con gli anni la possibilità di tornare ad avvicinarmi a questi temi così importanti è tornata molto forte dentro di me.
In un primo momento, ho pensato che il mezzo migliore potesse essere il documentario. Seguendo una metodologia di lavoro già collaudata in passato, ho iniziato a confrontarmi con il reale e così mi sono messo a battere la periferia della mia terra con grande meticolosità, metro su metro. La ricerca ad un tratto è caduta su quella parte di territorio denominato "Terra dei Fuochi" e sui sacerdoti che vivono e "lavorano" in quella zona. Come spesso accade la realtà che è apparsa davanti ai miei occhi, ha superato e di molto l'immaginazione. Molte delle situazioni "incredibili" mostrate, in seguito, nel film, all'improvviso apparivano reali davanti ai miei occhi, era il primo passo della messa in discussione del come raccontare questa storia.
Il dovermi confrontare giorno per giorno, con territori di confine, pieni di contraddizioni, di dolore, di vita e di morte, l'aver conosciuto e aver stretto rapporti con i sacerdoti di quella zona, ma soprattutto come detto, aver toccato con mano realtà inimmaginabili, impossibili da riprendere con l'occhio invadente della telecamera del documentario, mi ha portato a cambiare l'angolatura, avrei dovuto fare un film di finzione. Così è nato L'equilibrio sull'idea di uno "scontro " ideologico e spirituale di due sacerdoti che vivono il loro percorso in modo diverso. L'uno, Don Antonio, che cercando di fare del bene e tutelare le buone persone che vivono in quel territorio, è costretto a fare dei compromessi con la propria coscienza, con la realtà delle cose che lo circondano; l'altro invece, Don Giuseppe, per formazione, anima e coscienza, non riesce a "chiudere gli occhi" e deve andare avanti senza compromessi.
Il film racconta il dilemma su quale sia la scelta giusta da fare in una terra "abbandonata". Per disegnare il protagonista del film, Don Giuseppe, interpretato dall'ottimo Mimmo Borrelli, mi sono ispirato non solo all'osservazione della realtà, ma anche ad un percorso cristologico. Don Giuseppe è sostanzialmente un uomo che non ha paura, non teme, lui come un monolite va avanti, la sua luce è la fede e i principi in cui ha sempre creduto, come tutti gli esseri umani, però è pervaso da dubbi e tentazioni, ma rispetto alle scelte, al suo percorso spirituale non si fa mettere in crisi da niente e da nessuno, pur di aiutare il prossimo. L'idea di come poter sviluppare il concetto di paura è stato da sempre un ossessione per questo film. Viviamo un momento storico dove nella quotidianità siamo bloccati dalla paura, ogni giorno di più abbiamo paura del futuro, di deludere e di rimanere delusi, di rimanere da soli, del giudizio conformista, di dover esprimere il nostro dissenso, figuriamoci il dover "affrontare" situazioni molto più grandi di noi come in alcuni territori la malavita organizzata, le malattie, in definitiva la morte. Don Giuseppe non cerca il martirio, non vuole emulare Gesù, ma semplicemente va avanti passo dopo passo, cercando di essere coerente con se stesso e con le cose normali della vita. Lui deve salvare una bambina e pur di fare questo è pronto a subirne le conseguenze senza paura.
Per cercare di alzare l'asticella della difficoltà e sentendo il bisogno di mettermi ancor più in gioco a livello stilistico, ho pensato che il modo migliore per fare questo film, fosse l'uso esclusivo del piano sequenza e il mettere in scena il protagonista in tutte le inquadrature del film. Il film non dà soluzioni né certezze, non ha una verità precostituita al suo interno, ma apre al dubbio e alla discussione, lo stesso che sul set i miei due meravigliosi "sacerdoti" Mimmo Borrelli e Roberto del Gaudio, hanno continuato ad interpretare anche a luci spente, anche quando andandosene a fine giornata, erano tornati ad indossare i comodi abiti civili dismettendo quelli talari, tante volte li ho lasciati camminare soli sentendo stralci delle loro conversazioni, su chi avesse ragione Don Antonio o Don Giuseppe".
Il cast
A dirigere L'equilibrio è il regista napoletano Vincenzo Marra. Marra ha esordito alla fine degli anni Novanta quando ha scritto e diretto due cortometraggi, Una rosa prego e La vestizione. Il suo primo lungometraggio, Tornando a casa, ha vinto numerosi premi internazionali, tra cui quello del Miglior Film della… Vedi tutto
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Commenti (6) vedi tutti
Classica storia di una guerra contro i mulini a vento dal finale prevedibile e senza trovate originali. Tuttavia Vincenzo Marra riesce a tenere il ritmo a un livello accettabile. Si rivivono atmosfere alla Gomorra, con un pizzico di ipocrisia vaticana che, invece, rimanda a Suburra. Monocorde un ancora acerbo Mimmo Borrelli.
commento di gerkotaFilm con pochi mezzi ma ben realizzato. Marra segue il suo sacerdote con l'uso sistematico del piano sequenza come i grandi del passato e ne esce fuori un'opera molto realistica nel descrivere la vita ed i mali endemici che affliggono una parte della nostra Italia.
commento di bombo1Cinema italiano di qualità e di doveroso impegno civile, onesto ed apprezzabile nelle intenzioni, persino coraggioso, scevro da sensazionalismi o facili ideologie, lontano da facili ammiccamenti al fortunato genere "Gomorra", ma dagli esiti forse un po’ convenzionali, rigidi, scolastici. Emotivamente freddo.
commento di degoffroClassico film italiano in dialetto incomprensibile ai più. Inconcludente e superficiale.
commento di gruvierazStoria difficile e d'Attualità ma non convince più di tanto.voto.5.
commento di chribio1Notevole opera di Marra
leggi la recensione completa di Furetto60