Regia di Carol Reed vedi scheda film
La dura vita dei minatori inglesi, tra conflitti con i proprietari e i desideri di riscatto.
È un bel film, anche se soffre un tantino del male che hanno quasi tutte le riduzioni letterarie, cioè un certo effetto di “compressione”. Tutte le parti della trama sono cioè ben fatte, solo che avrebbero bisogno di raccordi più graduali (soprattutto il trasferimento in città del protagonista) e di maggiori approfondimenti.
Precisato questo, è una pellicola vitale e composita, ben recitata e diretta, e forte di un convinto sostegno delle ragioni dei poveri minatori sfruttati e disprezzati. E questo – va detto – evitando fastidiosi cascami ideologici (come eventuali agganci al marxismo). La voce narrante finale (assente nell'edizione italiana – perché?) invoca addirittura un nuovo mondo quasi ultraterreno, dove ciascuno possa vivere in pace, con un lavoro degno, e pienamente realizzato umanamente.
Il composito quadro dei personaggi offre tipi umani ben sbozzati, di cui si rimpiange solo una scarsa presenza nella storia, proprio per l'interesse che suscitano. Pensiamo alla moglie sciacquetta del protagonista, invidiosa e opportunista; o al padrone della miniera, all'amico arrivista, o ancora ai minatori stessi.
Carol Reed è stato un regista talentuoso anche se discontinuo, ma qui certamente era in una fase positiva, come lo era il cinema inglese a cavallo della guerra e negli anni immediatamente successivi (David Lean, Powell e Pressburger.....).
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta